Passati(sti), superati, tradizionalisti, per nulla avezzi alla musica moderna e fieri di esserlo; così sono i Pine Hill Haints. Immersi jeans e stivali in fango e polvere fatti di country, honky tonk (“When You Fall”, “Whisper In The Dark”, “Columbus Stockarde Blues”), bluegrass (“For Every Glass That’s Empty”, “You’re Gonna Need Somebody”) o folk celtico (“I Never Thought The Day..”, “Say Something Say Anything”, l’urlato inno ai cimiteri di “Garden Of The Death”), i nostri hanno però il pregio di mantenere sempre un atteggiamento poco pretenzioso e quasi dilettantistico, che dà la giusta dimensione del loro lavoro fatto più per passione che per scopo commerciale.
Nonostante l’abbondanza di pezzi sono rari gli episodi non riusciti e il gruppo se la cava egregiamente anche nelle (tante) rivisitazioni di vecchi traditional.
Datato e non consigliabile a tutti, “Ghost Dance” appare però a chi ama il genere un album divertente, con la sua carica danzereccia e rustica ed è encomiabile nel suo approccio onesto ad alcuni stili musicali ormai purtroppo dimenticati dai più, specie tra i giovani.
15/01/2008