Devastante. Un’orgia percussiva e rumorista. Un calcio nei coglioni che per 28 minuti e rotti prova a farti capire chi è il più forte, lurido indie-snob!
Shit And Shine è un mostro anglo/americano (il Texas e Londra, gli avamposti), autore di un noise feroce, assatanato e ultra-tribale, spesso al servizio di improvvisazioni sterminate e monolitiche che dal vivo raggiungono forme di parossismo spesso incontrollate.
I 42 minuti di “Ladybird” misero le cose in chiaro; “Toilet Door Tits/ The Biggest Cock In Christendom” rinnovò l’assalto, ma senza molta convinzione. In mezzo, un piccolo gioiello di creatività out come “Jealous of Shit and Shine” (forse, il loro disco migliore, con la mezz’ora tonitruante di “Practicing To Be A Doctor”), e l’acerbo ma già meritevole “You're Lucky To Have Friends Like Us”. Mancava solo la documentazione su disco dei loro ormai leggendari act dal vivo, tanto che la Noisetar ha pensato bene di distribuire questo “Cunts With Roses” che in un'unica traccia contiene tutto lo scibile sonoro del collettivo.
Quattro batterie che pestano un 6/4 ossessivo e maciullante, due bassi che pompano l'ira di Dio, chitarre incendiarie che spargono odio e veleno dappertutto, cataclismi di elettronica lo-fi che s’abbattono demoniaci e senza il benché minimo raziocinio (figurarsi…) e una voce che arriva, di tanto in tanto, a urlare invettive e proclami. Insomma, uno dei momenti musicali più violenti di tutti i tempi. Un “Ladybird” marcio, un’apoteosi sfrenata di dionisiaca memoria. Qua e là, cortocircuiti improvvisi, buchi neri che squarciano la colata lavica, fessure da cui filtra una luce malata. Pensate a un incandescente e bestiale amplesso tra Chrome, Gravitar, Borbotemagus, Flying Luttenbachers e Blowhole. Ecco, ci siete andati molto vicino…
Il livello di intensità è tale che spesso il suono sembra collassare, crollando su se stesso rovinosamente. Minime variazioni e aperture differenziali più incisive e palpabili danno, di volta in volta, respiro a questo terrificante ed asfissiante miasma di feedback, distorsioni, sovratoni e accordi scheggiati come denti presi a martellate. Uno space ritual dell’evo post-atomico, attraversato da cupe, derelitte scie di astronavi fantasma. L’apocalisse che si specchia lussuriosa nel magma ribollente di un vulcano astrale.
E’ giunto il giorno del Giudizio Universale e nessuno vi ha avvertiti. A nulla vi servirà chiudervi in casa e far finta di niente. Prima o poi, questi pazzi furiosi verranno a cercarvi.
27/05/2007