Sciolto il sodalizio con la signorina Khaela Maricich, che aveva dato vita ai sopravvalutati Blow e a un paio di dischi fra i quali spiccava "Paper Television" del 2006, Jona Bechtolt, classe 1980, torna a navigare con il suo "Yacht", e qui siamo al terzo lavoro dopo "Super Warren" del 2004 e "Mega" dell'anno seguente.
Già dagli arpeggi e dalle percussioni che aprono "So Post All 'Em" appare evidente come Jona sia alla ricerca di un'importante evoluzione stilistica rispetto alla proposta prettamente elettronica dei Blow: ci troviamo dalle parti del David Byrne di "Rei Momo", dove la wave si contamina col mondo percussivo caraibico.Del resto Bechtolt è un tipo che si è sempre approssimato alla musica nel modo più ampio possibile, dai primi esperimenti grunge delle school band nelle quali ha militato da adolescente, alle rappresentazioni avanguardistiche effettuate al Portland Institute for Contamporary Art e addirittura al mitico MoMa. Di recente si è esibito anche al Kitchen, prestigioso performance-space di New York e al Centre Pompidou di Parigi, presentando vere e proprie opere di electronic pop.
Siamo al cospetto quindi di un talento iper-tecnologico che riesce a coniugare abilmente stilemi dance a jam electro, miscelando generi e cercando di dar vita a nuove tendenze. Nel proprio percorso artistico spiccano collaborazioni come batterista, produttore e remixer: tanto per citare i nomi più altisonanti, ha remixato alcune cose degli Architecture In Helsinki e ha suonato batteria e percussioni in "Cripple Crow" di Devendra Banhart.
Yacht è un one-man-project, in cui Bechtolt suona tutto, dai synth alle chitarre, dal basso, ai piatti, alla batteria. A prestare la voce ci pensano Claire L. Evans (che pare sia anche la sua fidanzata), Bobby Birdman e Steve Schroeder. Le registrazioni non sono recentissime, il disco è stato concepito a più riprese a cavallo fra la fine del 2004 e l'inverno del 2006 e registrato in parte a Portland (la sua musicalmente movimentata città natale) e in parte a Parigi.
Se cercate dei riempipista per le serate del venerdì sera, puntate tutto sulla traccia n. 5 ("It's All The Same Price"), dove vi imbatterete in saltelli sincopati che si trasformano magicamente in estasi da rave party ad effetto garantito. Se cercate suoni facili e fruibili, potrete scovarli in "Don't Stay In Bed";, già sentita ma decisamente piacevole, a metà strada fra i Bloc Party di "Silent Alarm" e gli ultimi Lcd Soundsystem, i quali paiono come i punti di riferimento più evidenti (e più irraggiungibili, nonostante tutti gli sforzi possibili) nella costruzione dell'album.
Se invece siete interessati alla parte più punk-rock della proposta, abbiate il coraggio di spingervi sino alla track n. 13 e abbandonatevi al pogo senza compromessi di "Women Of The World", la chiusura più inaspettata ed energica possibile. "It's Coming To Get You" ha la forza dirompente dell'hit alternativa, ma la vetta sperimentale del lavoro è rintracciabile nello strumentale "If Music Could Cure All That Ails You", in cui su un tappeto ritmico pseudo tribale si sovrappongono cori in loop e lampi di elettrica con risultati al contempo divertenti, psichedelici e claustrofobici.
Qua e là si scorgono battute a vuoto ("The Magic Beat") e spunti interessanti che avrebbero meritato sviluppi ben più felici e articolati ("Drawing In The Dark"), ma è chiaro che non abbiamo fra le mani un capolavoro, bensì il pezzettino di un puzzle appena iniziato. "I Believe In You Your Magic Is Real" pone alla nostra attenzione una delle promesse più luminose del lap-pop odierno, creatore di un universo dove la struttura canzone convenzionale si contamina con la tecnologia e l'elettronica si immerge efficacemente nell'attitudine indie. Ne sentiremo parlare.
26/12/2007