Basso fuzzatissimo, batteria modello scatola-di-latta un cambio di tempo via l'altro. Facile, i Ruins. Un momento: ora c'è una... pianola che attacca un tema funky-Bach che è roba da Daft Punk nei loro momenti più kitsch. Ma che roba è? Gli Ebu Gogo.
Immagino ne sappiate come prima. Mettetevi comodi, ora vi spiego.
"Worlds" è roba da manicomio. Trattasi essenzialmente di un imponente concept-album a tema non precisato - ma verosimilmente fantascientifico, interamente strumentale e costruito su un'accozzaglia epico-pacchiano-ironica che, più che altro per esclusione, è etichettabile come progressive.
Sono tamarri bene, questi Ebu Gogo - ne convengo, il nome è osceno, ma ci sta tutto. Tra un pestone di basso e l'altro, non si fanno il minimo problema a sconfinare in funambolismi malmsteemiani e pomposità à-la Keith Emerson riciclate in salsa band dell'oratorio.
Hanno però la scusa che è tutto per scherzo - poi non è chiaro se lo è per davvero, o semplicemente l'album sembra troppo ridicolo perché l'effetto non sia desiderato. Fatto sta che anziché risultare irritanti come qualsiasi gruppo che mischi riffoni fangosi stile Tool e baldanzosi walzer da sagra paesana (vedi alla voce Estradasphere), gli Ebu Gogo sono uno spasso.
E mica solo perché fanno sorridere. Preso per il verso giusto, senza fare troppo i fiscali sulla produzione ed entrando nello spirito colonna sonora di Gundam (quello primi Ottanta), "Worlds" fila che è un piacere in tutta la sua frizzantissima maestosità. L'album inanella una sorpesa via l'altra in un'instancabile sequenza di melodie a presa rapida e martellamenti più o meno stoner, e alla fine di quest'oretta di cafonissime mattane c'è voglia di ripartire dall'enfatica "Torch Of Tthe Olympiad" per poi procedere a capofitto nel gioco di ritardi e accelerazioni di "Mantresses" e in "DSrurfNA" coi suoi echi di SuperMario...
Resta un dubbio: sicuri che non si prendano sul serio? Del tutto irrilevante; questi sono i casi in cui più che l'intento di chi suona, conta quello di chi ascolta.
26/03/2008