Tre minuti per raccontare un mondo. Tre-minuti-mondo. Garagismi "stomp" post-sbronza martirizzati nel finale da mani poco esperte ("Tight Ass Bleeds"), la confusione prossima-ventura dei Sonic Youth finalmente in-diretta, senza interruzioni pubblicitarie ("I Am a Mirror / Putrefied Egos"); dietro l'angolo, il caos industriale, la bellezza delle rovine ("Untitled"), l'epos punk in riedizione metallurgica ("Factory of Repression").
Mattin non conosce mezzi termini. Per lui il rumore è una metafora, un modo come un altro per sviare l'attenzione, un atto pretenzioso che nasconde verità più profonde perché vissute e sperimentate direttamente dalla pelle ("My Life Is Shit"). Deforme, sempre più deforme e sconclusionato, in psichedelico vaneggiamento ("Putrefied Egos / Broken Mirror"), verso il blues della dissoluzione.
(07/03/2012)