Blackbird Harmony

Hardwood Exits

2008 (Yer Bird)
country-folk, songwriter

Lei cercava un uomo capace di indossare il cuore come un vestito. Lui, nel cuore, custodiva l’immagine di lei, nascosta fino a quando è stato tagliato a metà. Si sono incontrati, si sono perduti. Ora tutto quello che è rimasto loro è un posto in cui cercare di rifugiarsi da quella ferita che continua a sanguinare.
Le canzoni di Evan Birdsong sono sfumature d’ombra, voci dense di rimpianto, brandelli di solitudine celati dietro il velo di uno sguardo. Attraverso la maschera di Blackbird Harmony, il songwriter texano, dopo un primo disco solista autoprodotto risalente ormai al 2004 e un romanzo praticamente introvabile intitolato “The Dance”, si presenta con “Hardwood Exits” sotto l’egida della Yer Bird, una delle etichette più attente all’attuale scena folk americana. Di sé non racconta quasi nulla, lascia che siano la sua musica e i suoi versi a parlare per lui: un cantautorato raccolto e dalla profonda impronta country-folk, fatto di brevi immagini in bianco e nero che sembrano disperdersi nell’atmosfera sospesa del crepuscolo.

Un letto abbandonato nella penombra, che reca i segni di una notte trascorsa e ormai svanita per sempre: la copertina di “Hardwood Exits” rivela subito i contorni dello spazio in cui palpitano le note di Blackbird Harmony. La melodia lenta e nostalgica del brano che dà il titolo all’album, carezzata dai ricami della pedal steel, sembra sgorgare dalla stessa sorgente cui hanno attinto i Mojave 3 di “Excuses For Travellers”. Poi, le tonalità scure della voce di Birdsong si immergono in un pozzo profondo come la lontananza, assumendo in “Samaritans” il senso di fatalità dei più reconditi sussurri di Mark Linkous.
Le morbide cavalcate di “Caution & Dispatch” e “Picture Of You” lambiscono tra volteggi di pedal steel il country in chiaroscuro di Townes Van Zandt: merito dei componenti degli Eleven Hundred Springs, gruppo country texano che accompagna Birdsong in tutto il disco, conferendo ad “Hardwood Exits” una veste dolcemente pastorale. E merito anche di Mara Lee Miller, cantautrice di Denton in forza nei Bosque Brown, che intreccia la sua voce fremente e sinuosa con quella di Birdsong. Ma attenzione a non cadere nell’errore di liquidarlo come un disco “di genere”: basta ascoltare i rarefatti demo acustici diffusi gratuitamente tramite il blog “The sound and the fury” per rendersi conto dell’intima intensità dei brani di “Hardwood Exits”, che anche lasciati alla loro più spoglia nudità riescono a colpire nel profondo.

Birdsong cerca uno spiraglio di luce nella danza al chiarore di luna di “Turpentine”, trova in “Searchlights” una chitarra dagli accenti più netti e vivaci, che lo porta a far incontrare Chris Isaak e Robert Forster. Sono solo otto brani a comporre “Hardwood Exits”, meno di mezz’ora di musica, ma basta un istante per ritrovarsi partecipi delle emozioni che tratteggia, come l’eco di qualcosa che ti appartiene da sempre.
L’arpeggio della conclusiva “Blankets” affiora solitario, turbato solo dall’improvvisa screziatura elettrica del finale. “Still I hear you / Calling out my name / Hidden where / We couldn’t even go”, mormora Birdsong in “Caution & Dispatch”, accompagnato fedelmente dal tocco di Mara Lee Miller. La felicità è un paradiso perduto a cui sembra impossibile fare ritorno, la realtà un sole ubriaco e crudele da cui fuggire. Eppure, quando in “Tonight… If It’s The Last Time I See You” Birdsong invoca un ultimo ballo prima che l’amore si dissolva, quello che si legge nella sua voce è il riflesso di una speranza impossibile e ostinata: una domanda che non si accontenta della risposta delle labbra di lei, ma che esige tutta la sua anima. “If the sun reappears before it’s too late / will you find me, will you find me?”.

13/09/2008

Tracklist

1. Hardwood Exits
2. Caution & Dispatch
3. Samaritans
4. Turpentine
5. Searchlights
6. Picture Of You
7. Tonight… If It’s The Last Time I See You
8. Blankets

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