Commodor

È il math-rock ruggente dei primi anni Novanta (Craw, Table, Dazzling Killmen) quello che vanno a ripescare gli svizzeri Commodor per questo primo, travolgente album. Driving Out Of Focus col cavolo: è uno degli album math più a fuoco che abbia ascoltato negli ultimi anni!

La formula non spiazza per originalità: chitarra/basso/batteria e un po' di tastiere di sottofondo (poco poco), tempi composti, poliritmi, scatti, spigoli, sound ruvidissimo... Insomma, sì, math-rock, il solito.
Basta però che attacchi l'iniziale "Liquid Fire" per accorgersi di non avere a che fare con gli ultimi imitatori degli imitatori: pretendo che ai Commodor sia riconosciuto quantomeno lo status di primi.
La potenza che non c'è in queste otto tracce! C'è da perderci la testa a inseguire quel basso cardanico, poderosissimo che si divincola in "Panavision" fino a stabilizzarsi su un 5/4 macchinale che passa sopra a tutto e a tutti. E la scintillante noise-dance di "Don Starsky"? I Battles avrebbero solo da imparare...
La chitarra, poi, è una mannaia sguainata con sinuosità da ninja e lo so che è la norma, nel genere, ma un suono così farebbe paura pure a Steve Albini.

Irruenti, infuocati ma raggelanti, i Commodor non si fermano al sound. I pezzi sono ultra-segmentati, ma non ne vogliono sapere di rinunciare alla linearità. Niente magmi indistinti, niente ripetizione a oltranza - figuriamoci, queste sono canzoni, vere e proprie, con le loro dinamiche interne, i loro accumuli di tensione, momenti atmosferici e liberatori  - e soprattutto un'anima che non si risolve nella semplice concatenazione di sezioni distinte.
Tant'è che si potrebbe parlare di progressive. Non è solo la presenza del moog: dietro alla furia, alla schiettezza modello Gang Of Four c'è una dimensione epico/melodica del tutto aliena alla maggior parte delle math-band.

Non aggiungeranno nulla, i Commodor, ma "Driving Out Of Focus" è un disco praticamente impeccabile. E spacca, spacca di brutto.

10/05/2008