Damien

Mart/Art

2008 (Suiteside)
punk-pop, emo-core

“Mart/Art”, il debutto su lunga distanza dei Damien, è il coronamento di un percorso che comincia nel 2001 e vede il power-trio (base a Pesaro) prodigarsi in date live - tra cui l’edizione 2004 di ArezzoWave - partecipazioni radiofoniche, incisioni per compilation, tour collettivi e registrazioni in proprio (il singolo “Sensation/Senseless”, 2002, e il mini “Let Us Pretend We Are Kings”, 2003). Quindi Enrico Boccioletti (voce, chitarra), Ernesto Marchetti (basso) e Damiano Simoncini (batteria) approdano, nel 2006, alla tappa intermedia del primo Ep, “Flame Thrower, April Shower”, una raccolta di sei brevi tracce innervate di fiero e scattante power-pop alla Alex Chilton, cantato in inglese (con l’eccezione della conclusiva “Overdrive Majorette”).

“Mart/Art”, inciso per Suiteside, provvede anzitutto un’incisione più professionale (che però mantiene la rozzezza tipica del combo) e una maggiore cura nella costruzione (che però conserva una certa approssimazione nella modellazione armonica). Canzoni come “Backbone & Trapdoors , “Hollow Bodies, Sir” e “Fix It!” mostrano una sensibilità leggermente diversa, votata alla ritmica - tanto fratturata (post-hardcore) quanto granitica (pop-core) - al canto lievemente migliorato sulla scia di Guy Picciotto, impasti rumorosi vagamente nu wave (le lamine degli Editors e le schizzate dei Modest Mouse, suonate al doppio della velocità), e talvolta scadente in banali sprint rock’n’roll alla Foo Fighters.

Ma il trio semplicemente non sa bene cosa fare. Nell’uno-due “Street Fighter 2 Turbo”-“Occasionally Tomboy” suona come una versione casalinga dei Disco Drive (al massimo qualche verace scatto punk-funk avvolto in brusii noise), nell’uno-due “December”-“ Nice Song” imbastisce due riempitivi all’insegna di un garage-rock diluito (e/o di un pimpante grunge-pop), in “Sleepy Mob” accenna alle corde scure degli Interpol, ma poi si dà alle corse Weezer-iane (pur con una concitazione tutta personale), con poco colore nella scrittura delle melodie, e in “Bunburying” flirta maldestramente con la forma canzone deviata alla Built To Spill. Solo “Dames/Harlots” (una piccola sfuriata angolosa che evoca i Naked Raygun) e “80’s Toons” (fraseggio roots e melodia serena, con buon sostentamento ritmico) sono in grado di esibire una reale personalità.

Suonato con genuina determinazione, è uno di quei tipici dischi con tutte le carte in regola (affiatamento, passione, veemenza dilaniante che ben promette dal vivo), ma senza quel mordente carismatico che lo trasla al vero interesse: una componente su tutte, la melodia, possibilmente quella che non si canta addosso. All’ultima spiaggia la compagine fa leva sulle qualità foniche, sui sovratoni nu-wave e gli apparati stereofonici delle distorsioni, dimenticandosi di far sgorgare il divertimento. Pure le tastiere. Voce sottoprodotta e insipida, quasi sempre. Registrato da Gamondi dei Uochi Tochi, decorato dal già apprezzato grafico Baronciani degli Altro.

15/03/2008

Tracklist

  1. Hollow Bodies, Sir
  2. Backbone & Trapdoors
  3. Bunburying
  4. Sleepy Mob
  5. 80’s Toons
  6. Street Fighter 2 Turbo
  7. Occasionally Tomboy
  8. Fix It!
  9. December
  10. Nice Song
  11. Dames/Harlots

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