Voci taglienti e liftate, chitarre stalattitiche e un eccellente lavoro di tastiere per una gamma di influenze che vanno dal dark più canonico dei maestri Joy Division e Bauhaus, a una sorta di psycho-garage (“Twilight” e “Sound Of The Past”) a episodi che prefigurano un'abortita adesione a un “nuovo ordine” dance. Piccole storie di provincia su ciò che poteva essere e non è stato. Senza rimpianti e con un certo agro talento.
(07/01/2009)