Feeder

Silent Cry

2008 (Echo)
rock

Forse pochi avrebbero scommesso più di qualche spicciolo risicato su un gruppo come i Feeder al suo primo apparire, più di un decennio fa. Eppure la formazione gallese ha saputo resistere agli alti e bassi di una carriera non sempre lineare e alle alterne fortune commerciali di un percorso musicale caratterizzato sin dall’inizio da una certa autonomia stilistica rispetto alle direzioni predominanti nel mercato britannico. Autonomia che non vuol dire obbligatoriamente originalità, ma in un momento in cui (era il 1997) tutti o gran parte dei gruppi di area anglosassone si rifacevano monotonamente agli stessi modelli, i Feeder attirarono una discreta attenzione da parte di pubblico e (un po’ meno) di critica, proponendo un rock abbastanza duro e movimentato, nutrito prevalentemente da fonti americane, come i primi lavori degli Smashing Pumpkins, il power-pop di Weezer, Promise Ring, Foo Fighters  e Nada Surf e certo punk melodico che proprio in quel momento raggiungeva il suo culmine di popolarità e diffusione mediatica, grazie all’exploit di band come Green Day e Offspring, generando un’onda lunga (presto rifluita nel filone “emo” e siamo alla cronaca dei giorni nostri) di epigoni o furbeschi emulatori, a seconda dei gusti.

La proposta dei Feeder ha preso le mosse da questo humus per poi incanalarsi in un sentiero di ricerca dai tratti più variegati e personali, attraverso la pubblicazione di cinque album (cui si aggiunge in questi giorni l’ultimo “Silent Cry”, oltre a svariate raccolte) che pur non arrivando a impilare i dischi di platino dei due pesi massimi del rock gaelico anni Novanta, Manic Street Preachers e Stereophonics, hanno saputo generare nel tempo un seguito molto fedele e affiatato, percepibile anche nelle sonorità di alcune band britanniche dell’ultima generazione come Nine Black Alps, Subways o Biffy Clyro.

Il nuovo lavoro, nelle premesse del gruppo capitanato dal carismatico Grant Nicholas, vuole essere un ritorno alle sonorità punk-rock dei primi album e così in effetti è: brani dalla struttura immediata e diretta, increspati da arrangiamenti molto puliti e lineari (in cui comunque si intuisce una mano ormai sicura e consapevole nelle proprie scelte), al servizio di un’idea ovunque sovrana di hard-rock ipermelodico con ritornelli corali altamente infiammabili a conflagrazione rapida, pronti a scatenare il proprio arsenale pirotecnico tra le gradinate affollate di arene e palasport.

I fan della prima ora sicuramente apprezzeranno l’irruenza pop-punk di piccoli minerva come “Fires” o “Miss You”, e non esiteranno a prendere parte al karaoke (dal vago spirito populista) dei proclami solidaristici che infarciscono la vasta pancia di “We Are The People”, a testimonianza di vaghe tentazioni pop "ecumeniche" di scuola U2/Coldplay che sarebbe stato interessante sviluppare ulteriormente, a partire dalla conclusiva “Sonorous” (con i suoi tenui arpeggi beatlesiani carbonizzati dalle scie infuocate di un bolide post-grunge psichedelico degno dei Muse più incattiviti), per un gruppo che tuttavia molto difficilmente smetterà di indossare t-shirt colorate e di modellarsi i capelli tinti a colpi di gel, continuando a sognare la propria California privata attraverso i confini di una canzone che in fondo, dopo più di dieci anni, è rimasta sempre la stessa. 

Meritano rispetto ad ogni modo, i Feeder, per il piccolo monumento al mito intramontabile del rock che questo gruppo “operaio” (e sia detto come un complimento) ha saputo costruire negli anni con continuità e passione instancabile, grazie a canzoni che hanno lavorato nella memoria collettiva di una generazione di leali aficionados cresciuta (e forse invecchiata) con loro e che proprio in questo nuovo album troverà argomentazioni sufficientemente convincenti per rinnovare il proprio patto di indissolubile fedeltà.

04/09/2008

Tracklist

  1. We Are the People
  2. Itsumo
  3. Miss You
  4. Tracing Lines
  5. Silent Cry
  6. Fires
  7. Heads Held High
  8. 8:18
  9. Who's the Enemy
  10. Space
  11. Into the Blue
  12. Guided by a Voice
  13. Sonorous

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