Duo italo-canadese al secondo album, The Jains realizzano con “Goddess In You” molte delle loro ambizioni, proponendo un grintoso esempio di rock scarno e viscerale, che, pur se derivativo, offre spunti interessanti.
La produzione di Rob Ellis valorizza i pochi elementi musicali in gioco, la mancanza di un bassista non si avverte se non spulciando le note di copertina e ciò la dice lunga sulle qualità di Kris Reichert (chitarra e voce) e Anna Di Pierno (batteria).
Tredici brani registrati al Red House Recordings che non sconvolgono per originalità, ma mostrano una scrittura sicura e non banale. Un sound rock-grunge-blues grintoso, mai eccessivo o fuori posto, sorretto da un repertorio che offre molte canzoni rimarchevoli.
“Stella’s Been Asking” attira per la costruzione ricca di armonie e per l’inciso molto catchy, “Ode To All” è una ballata sostenuta da una sognante chitarra elettrica, dalla voce molto sensuale di Kris Reichert e da un refrain che resta nella memoria.
Tra i brani rock una menzione anche per “Forever”, molto nervosa e trascinante nella sua semplicità, e le più elaborate “Mermaid Tavern” e "The Coldest Second”. Atmosfere differenti per “Pacifistic Bloody Revolution”, dove la batteria costruisce il tessuto per elaborate soluzioni tra hard-rock e sonorità elettro-acustiche.
Tra le ballad, da segnalare ancora “Full Circe” e la conclusiva “Falling Backwards”, che completano con grazia un disco riuscito, pur nei limiti di un sound ormai classico.
La band ha ottenuto ottimi consensi nei concerti di supporto a Marlene Kuntz e Skin e riscontri positivi anche in altri paesi europei. Non lasceranno segni nella storia della musica rock, ma riescono a offrire un prodotto gradevole e suonato con convinzione.
14/03/2008