Lega Leggera

Basta!

2008 (Lavika)
rock

È un disco dalla doppia lettura, questo "Basta!" dei napoletani Lega Leggera. Popolare, generazionale, melodico, anthemico, eppure capace di fare del fragore la sua irrunciabile cifra stilistica. Rock, nient'altro che rock. Trangugiato, sminuzzato e rielaborato filtrando dai Settanta ai Novanta, dall'hard-rock, al punk, al grunge, finanche al post-rock. Internazionale, inglese, americano, italiano. Dotato di un gusto melodico d'immediato impatto, curato nelle righe, concentrato per tirar fuori canzoni e di lì sensazioni fruibili ai più.

Non punta al trascendente bensì all'essenziale, senza per questo cadere in banalità. Si prenda la title track: chitarre che sferragliano da destra a manca, levate di batteria e passanti di organetto si intrecciano su di un inciso aperto, mentre la voce recita parole e musica. Il gusto di sembrare semplici senza esserlo poi tanto. Gli infiniti intrecci di "Si è svegliato" mostrano il lato più tagliente e aggressivo, con tanto di sezione ritmica sostenuta. La rinuncia al suono non avviene neanche quando si indovina l'arpeggio giusto: la penetrante ballata "Sabbie mobili" - il brano migliore - scivola tutt'altro che limpida, affogando le sue venature country in rivoli di attacchi rabbiosi.

Le chitarre elettriche sono le vere protagoniste del disco, andando a riempire quasi ogni spazio dell'arrangiamento. È una simbiosi fra messaggio, mezzo e messaggero: l'obiettivo dell'album è fotografare la propria generazione, fra slanci di passione, momenti di bassa e una serie infinita di loser. Il giovane lesto, protagonista "dei dolori" (un ottimo anthem in crescendo) e de "La ballata" (un dolente duetto con Pasquale Sorrentino dei Pennelli di Vermeer), fra sogni rinnegati e Spigolatrici di Sapri, è senza dubbio uno dei personaggi principali ma certo non il solo. C'è lo spazio per "Ernesto il qualunquista", ancora un duetto - stavolta con la splendida Aurora Pelosi - e non a caso il ringhio più possente ("il qualunquismo di Ernesto non è strumentale, non è surreale: grida, protesta, si affanna, la mente si appanna"). O ancora per il delizioso pop-rock di "Banale", arietta lieve che nasconde uno dei passaggi più disincantati in assoluto ("banale è poco, bisogna andare a fondo, il fondo è poco, scavando forse allora ti accorgerai che questo è il nulla più assoluto, un fragile lamento, un timido starnuto").

Da buono specchio credibile, "Basta!" non si riveste di tinta unica e lascia così spazio a cambi d'umore: critico ma partecipe, si divide fra slanci impetuosi e toni pensosi, finendo talvolta anche in bubblegum irriverenti (il minore "Portatori sani") e in un solare punk-pop atipico come "Vai! Vai!" che scalcia senatori a passo di danza e rilancia Claudio Lippi eroe moderno ("sta finendo, lo avverto, Claudio Lippi ha rifiutato una tv di merda").
Alla fine c'è anche il tempo di palesare omaggi ai maestri: che siano i Csi (l'odissea "Quel fiume", tanto ben calibrata quanto troppo calligrafica), o i Battiato e i De André (la toccante sonata per piano "Più fragile dell'amico fragile").

L'ombra di Ferretti che ballonzola qui e lì non offusca una band che cerca e trova una via espressiva personale: chitarre e chitarre su melodie e melodie, una sapiente scrittura, la giusta dose di ispirazione, una buona metà di brani onestamente significativa comportano una meritata lente di ingrandimento.
L'ultima nota va alla lucidità dei testi, che forse è racchiusa tutta in una frase (da "Sabbie mobili": "Guarderai la foto appesa al muro, e senza dire una parola inventerai la scusa giusta per dormire anche stanotte, la scusa giusta per giustificarti ancora").

15/11/2008

Tracklist

  1. Basta!
  2. Si è svegliato
  3. Sabbie mobili
  4. I dolori del giovane lesto
  5. Ernesto il qualunquista
  6. Portatori sani
  7. La ballata del giovane lesto
  8. Vai! Vai!
  9. Banale
  10. Quel fiume
  11. Più fragile dell'amico fragile

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