Di primo acchito verrebbe da pensare ai soliti dischi un po' così, un po' fine a se stessi, pieni zeppi di ambient senza capo né coda, field recordings e un qualche glitch che ci sta sempre bene. Niente di più sbagliato se, cuffie alla mano, ci si immerge nel self-titled pubblicato, manco a dirlo, dalla Resonant. Otto tracce per poco meno di tre quarti d'ora di musica.
Non serve immaginare, non è necessario. La necessità è non pensare, è lasciarsi andare. E la risacca ci condurrà esattamente dove avremmo voluto, in uno spazio vuoto, in un nulla tremendamente pieno e paradossalmente impalpabile. Questo è l'abbandono di fronte alle delicatezze di "Nomads" o "Doors In Limbo". Loscil pare osservare da lontano. Ma qui le coordinate sono diverse, particolari, uno stile quasi inconfondibile. Elettronica, ambient, tocco bucolico e sguardi persi in albe cristalline senza fine o in paesaggi nebbiosi senza coordinate. E "Afraid Of You" è fuoco allo stato gassoso: se ne avverte il calore, ma tutto pare disperdersi in una colossale glaciazione. Né parole né sentimenti in "The Clarion": solo sensazioni di una anima che si smaterializza, di un corpo che parte verso lidi oscuri. E' un ciclo infinito, un moto perpetuo.
Ed ecco allora riemergere in "Haze" o in "Aircastles" atmosfere da sottobosco negli autunni freddi, sole che si fa largo fra la nebbia e fra le foglie ingiallite. Tronchi che si allungano verso il cielo, un cielo che è terso e limpido come una mattina di primavera. Fruscii del vento e cinguettii. Un'esperienza purificante, dinamica e nel contempo rallentata in una tensione cinematica senza pari.
E' la quiete dopo la tempesta. Un esordio di una bellezza limpida e lampante, cristallina e fresca. Un album per una ideale passeggiata nella natura.
(05/04/2008)