Giunta al secondo appuntamento discografico, la collaborazione tra il chitarrista Ben Recht e il tastierista Isaac Sparks, turntablist manipolatore di suoni ed ex dj del Midwest, entra nel vivo con “Baby, It's Cold Inside”, una sontuosa dimostrazione di post-rock contemporaneo.
The Fun Years, questo il nome del progetto, concepisce una musica cerimoniale dai notevoli effetti di luce e di spazio, una sorgente sonora dal potere straniante e suadente. Atmosfere trascendenti giocate su accesi contrappunti emozionali, sottili contrasti complementari e tenui dilatazioni, ora post, ora ambient, shoegaze e drones.
Di ciascuno dei cinque lunghi brani di questa prova registrata nelle case dei due musicisti, intriga dapprima la costruzione, lo sviluppo di un tema embrionale, poi vitalità e movimento, le progressioni parallele o le ripetizioni che insomma, generano un senso spaziale e svelano tracce d’umanità.
Il sommarsi e il montare intricato di altri elementi tra cui interferenze di suono, fonti preregistrate, incursioni nell’aleatorio, orna e concreta sinfonie circolari d’ampio respiro.
Si hanno riflessi di luce raggiante, cascate e distese soniche, fitte tessiture di tastiera appaiate a soavi abrasioni noise, mentre verdeggiano frequenze di chitarra baritono o persistono, in un recesso, pulsazioni e turbini in loop (“My Lowville”, “Auto Show Day of the Dead”).
The Fun Years serba e riflette l’eredità di autori asseriti quali ispiratori, come Gas, Jan Jelinek, Tim Hecker, Philip Jeck e Mogwai. Stupisce la misura di trucchi e campionamenti di studio, che si tratti di persistenti gracchiate viniliche o di rintocchi scanditi di un toccante “sospiro” primigenio, in drappi e dirupi di tastiera (“Fucking Milwaukee's Been Hesher Forever”).
O, ancora, rapisce l’audace inoltrarsi per circonvoluzioni, in lande taciturne cupe e possenti di natura astratta, remota ("We're Again Buried Under”), mentre l’accensione drammatica improvvisa, appassionata e profonda, di “The Surge Is Working”, è il colmo di luce in cui rimbomba e in ultimo, dissolve l’album: rammenta alcuni spleen sbalorditivi di Mogwai e sottende mai celate tristezze.
30/12/2008