Undici lettere aperte alla scienza: è questo il biglietto da visita dei Tv On The Radio del 2008. La band newyorkese approda a un terzo album (quarto se si considera il demo sperimentale “OK Calculator”) che è la prosecuzione imperfetta delle formidabili soundscape digit-shoegaze di “Return To Cookie Mountain”, anche se in “Dear Science” i suoni s’infoltiscono ai livelli Spector-iani d’un altrettanto mirabile wall of sound, che non fa più distinzione di elettronica, percussioni miste, beat, archi, fiati e voci a cappella. Così vale per le declinazioni linguistiche finora ibridate, allo stesso tempo sempre più ambigue e sempre più coese, con fare - manco a dirlo - pressoché scientifico.
Ciò non toglie che la loro proverbiale psicosi sonica venga meno. “Shout Me Out”, un magico montaggio sonoro che contiene strappi dinamici dalla perfezione chirurgica e che ambisce a unire la calma di Paul Simon ai vaudeville alienati degli Xtc, fino a costituire un ponte ideale tra “Return” e una sorta di scenografia sonora totale. In “Dancing Choose”, un cha-cha misto a rumba misto a un drum’n’bass con groove montante si contende la scena tra i numerosi trucchi d’arrangiamento. “Shout Me Out”, detonata da un siparietto da gruppo vocale (che quasi ricorda le demenze dei Drifters), l’umore schizofrenico implica una corsa da locomotiva punk-rock in controtempo e una serafica nenia soul à la Terry Callier.
Ma un’ancor più puntuale dimostrazione di stile, eleganza e classe risiede soprattutto in una ristrutturata, persino inedita velleità cantautoriale, come si può apprezzare nelle ballate di “Stork & Owl”, una processione in crescendo dei primi Bad Seeds tenuta a freno da una mestizia controllata. “Love Dog”, seriosa, deborda di arrangiamento (al punto da soverchiare il resto), mentre “Crying” punta tutto sulla stereofonia ad effetto per elevare il lirismo di Adebimpe, fino a stemperarsi in una curiosa seconda parte orchestrale-digitale. “Lover’s Day”, inno fiero e marcia gioviale, porta a un punto di non ritorno il loro neo-massimalismo, mentre “Family Tree”, elegia per piano, accarezza riverberi e palpiti ritmici, sussurri a capella e melodia da pop barocco da “Pet Sounds”. La più fiacca, “Red Dress”, stravolge un funk dozzinale in registri carnascialeschi alla Fall.
A metà via tra questi procedimenti, la fusione della band ambisce pure a perfezionare una forma di black music futuribile. “Golden Age” è una ballata funky vellutata alla Cody Chesnutt che prende la rincorsa da svarioni timbrici e si risolve in un festival dissoluto di voci, ottoni e contrappunti digitali. “DLZ” l’impostazione soul diventa una mera allucinazione, mentre il corpo dell’assetto sonoro diventa il duello tra voce, produzione e post-produzione elettronica.
Dimostrazione per assurdo della solidità del sound originale, quasi dottrinale dei Tv On The Radio, è un disco - prodotto in modo magniloquente da un Sitek padre e padrone - che sfavilla in ogni direzione, dalle melodie retro degne dei grandi del soul così come delle trasfigurazioni degli AR Kane, alle numerose frasi in pompa imperiosa. Anche Adebimpe si schiarisce l’ugola con rara lucidità, e Malone gli tiene testa. Come per i classici, si può leggerlo trasversalmente da più punti di vista: l’ascolto compiaciuto, quasi facilitato, l’esplorazione più completa delle loro (vaste) potenzialità, o un insieme caotico di brachilogie poco ortodosse in forma musicale; non ultimo, una tracklist ben compilata: attacco col botto-ruffianate varie-sviluppo caduco-ripresa orecchiabile-conclusione corale (quasi una forma-sonata classica). Presentato al David Letterman’s Show, con “Dancing Choose” in versione live, il 26 Settembre.
01/10/2008