Così la formazione di Aaron Moore (Volcano The Bear), Dave Nuss (No-Neck Blues Band) e Sheila Donavan (del Laboratory Theater Company) riesce a tenersi all'interno di un formato-canzone eterodosso, attraversato, sventrato oserei dire, da eventi sonori improvvisativi.
Con un interplay preciso, squadrato, tra gli strumenti, gli Amolvacy sono capaci di costruire delle minisuite tracimanti di sensazioni scarnificanti, in cui le percussioni, sono l'asse portante del suono, attorno a cui si avviluppano e si sviluppano improvvisazioni colleriche di viola, violino e violoncello.
In tal senso, bellissima la recita da autoanalisi esistenziale di "Vehicular Bitterness" in cui la Donovan ricorda parecchio la Carla Bozulich di "Hello, Voyager". E ancora la Donovan protagonista in "Alyptyg Nymakx", con il suo salmodiare cupamente espressionista ad accompagnare un paludoso intreccio d'archi, mentre l'andamento sghembo di "Om Cakes" sembra riattualizzare i fantasmi free form del collettivo americano Trans Museq, seppur in una sua versione meno estrema, tuttavia maggiormente "emotiva".
Il resto dei pezzi conserva una tensione emotiva elevata, mantenendo il disco nel suo complesso su standard qualitativi piuttosto alti,
Last but not least, molto bella l'edizione in vinile trasparente, mentre il retro del disco presenta testi di Jose da Fonseca e Pedro Carolino, due portoghesi che nel 1855 crearono un breviario in lingua inglese dal titolo "English As She Is Spoke,
Con l'uscita di questo "A LA LU LA" e dopo gli ottimi dischi di The Right Moves, e Chris Forsyth & Shawm Edward Hansen, la Ultramarine si candida a diventare l'etichetta italiana più interessante di questo 2009.
(04/11/2009)