Attivissimi come non mai, i Brothers Of The Occult Sisterhood tornano con un album vero e proprio dopo la messe di cd-r e uscite minori degli ultimi due anni.
In questo "Grass Openings", uscito per Ikuisuus in un elegante formato digipack, Michael e Kristina Donnelly spingono l'acceleratore sull'aspetto free-from, dando vita a vere e proprie suite di folk cupo e spettrale, stravolto da improvvisazioni che le rendono accostabili a rituali sabba di un tempo andato. Insomma, come degli Holy Modal Rounders (o dei No-Neck Blues Band) in una session drogata con Albert Ayler omaggiassero l'immaginario di "The Wicker Man" di Robin Hardy.
La metà iniziale del disco è un delirio completo. I tredici e più minuti di "Wasp King We Adore You" mettono alla prova anche l'appassionato più oltranzista di suoni storti e contorti. Nella prima parte della traccia è il silenzio - inframmezzato da microeventi improvvisativi - a farla da padrone, mentre da metà pezzo in poi il suono si riempie per evolvere in un caos incontrollato, dove il ritmo è l'unico elemento intelligibile. E così nelle tracce successive, dove pure sono le ritmiche - irregolari, fratturate quanto si vuole - l'elemento intorno cui si coagulano le diverse spinte disgregatrici.
"Trees From My Father's Yard" segna il passaggio verso un suono maggiormente decifrabile con l'ingresso della chitarra elettrica, che tuttavia conferisce al suono una patina psichedelica allucinatoria.
La conclusiva "Neutrinos Of Alter Earth" - 21 minuti 21 di dannazione - è un capolavoro sciamanico degno di alcuni dei dischi più scoppiati di sempre - leggete alla voci "The Cycle Is Complete" di Bruce Palmer, "Think Pink" di Twink o "Letters From The Earth" della No-Neck Blues Band.
"Grass Openings" è un album difficile, ma se riuscite a entrarci potreste non uscirne più (sani di mente).
(31/12/2009)