Luogo musicale in cui trova riparo il chitarrista Michael Bjella, Gog è psichedelia "nera" iniettata in corpo
ambient. L'ascolto del brano eponimo è, in tal senso, rivelatore: in bilico tra l'estasi della lentezza di
Jesu e le navigazioni intergalattiche di
Li Jianhong, questa lunga dissertazione (ventitré minuti) mostra il continuo zampillare di scintille solari che incendiano il silenzio degli spazi cosmici, per un capolavoro di descrittivismo sonico che testimonia, ancora una volta, la forza dirompente e dis-velante di certa musica a stretto contatto con l'angoscia delle stelle. Un brano talmente imponente da relegare i restanti "Night Zoe" e "Gasp In A Fifty Pound Claw" a ruolo di puro contorno.
Se il primo, costruito sull'intersecarsi instabile di tremolo e
feedback, assomiglia al suono di un Om dissonante, il secondo è, invece, un marasma non del tutto riuscito di scorie metalliche, batterismo corpulento e peduncoli
harsh-noise. Peccato, perché in questo modo il disco sfiora soltanto la cerchia dei migliori dischi dell'anno.
(10/09/2009)