Suddiviso in tre parti, “Non-Organic Bias” nasce dallo studio delle caratteristiche acustiche di alcune registrazioni per solo organo, che Guionnet ha provveduto a filtrare in svariati modi. Nelle note di copertina, l’artista francese spiega le modalità con cui le varie composizioni sono state messe a punto, illustrando anche quelle che sono le riflessioni filosofiche che le hanno ispirate.
Apre la title track, ventuno minuti di fluttuazioni e riverberi di suoni/rumori che danno vita a una sorta di ambient music per microcosmi, giocata su improvvise variazioni di timbro e di volume. Per “Espace Bas”, Guionett parla del suono del vento, della nostalgia e del rumore del tempo... Ma si tratta di cinquanta minuti scarsi di musica che si dipana sommessa, attraversando lo spazio come il respiro di un gigante addormentato e lasciando che il mondo intorno continui ad essere se stesso, inalterato.
E’ una musica, insomma, fortemente concettuale, dove l’emozione si riduce al minimo, lasciando spazio al peregrinare della mente. Dedicata a Giacomo Leopardi, “Estuaire” è il momento più interessante del disco, con i suoi cinquantaquattro minuti di minimalismo dinamico e proteiforme condotto verso un’apoteosi finale dai connotati sinfonici, in cui tutto il pathos sommerso dell’opera sembra trovare uno sbocco.
Certo, la pazienza dell’ascoltatore è messa a dura prova, ma, almeno in questo caso qualche spiraglio di luce oltre la cappa asfissiante del “concettualismo” si riesce anche a intravederla.
(21/10/2009)