Provenienti da Sheffield, i Navvy propongono una forma risaputa di garage-pop sbarazzino, vagamente solcato da linee elettroniche nemmeno troppo invadenti. A un primo ascolto questa soluzione mette in risalto la leggerezza di canzoni che si fanno apprezzare per fruibilità e schiettezza. Tuttavia, con il passare degli ascolti lo spessore viene meno; le schegge impazzite che inizialmente parevano incontenibili progressivamente perdono mordente.
Le tracce si distinguono a stento, fra scopiazzature post-punk (PIL in preda a un’anestesia atrofizzante nella title track, A Certain Ratio sott’aceto per “Plastic Bag”), ritmi frizzanti (la ficcante “Disco”, i bei refrain di “Strange Book” e “Sticker”), qualche scelta di dubbio gusto (le chitarre troppo sferraglianti in “Robot”).
“Idyll Intangible” è un’opera facilmente digeribile e divertente, si lascia dimenticare senza patemi per una polpa compositiva che non sussiste; la sua ragione d’esistenza si basa su un consumo immediato e poco approfondito. Con le dovute premesse il suo utilizzo può funzionare.
(22/11/2009)