Willem Maker, ragazzone bianco dell’Alabama, predica bene e razzola altrettanto; due sono le caratteristiche che contraddistinguono la sua natura: la prima di essere un "new predicator" dal vocione profondo e fermo nella sua indissoluta fede in Cristo e nella redenzione della vulnerabilità della condizione umana, la seconda è che lo fa in una febbrile ed elettrica marea di slide e hard blues, in cui tira dentro tutti i possibili suoni del deep South, li torce e li stira come panni di cotone strapazzati nel Delta da Crazy Horse, Zz Top o Stones in versione sudista.
"New Moon Hand" è il disco blues che va oltre il blues, che salta i corrall canonici per ruggire e confortare anime bramose e puriste, spiriti ribelli e alternativi; rifferama grezzamente rootsy fanno vivere questo disco in un intenso sali/scendi introspettivo e narrativo, dove songwriting e preghiere altisonanti si avvicinano epidermicamente a William Elliott Whitmore e R.L.Burnside. Maker lotta contro i fantasmi di una malattia adolescenziale, e questo lo fa avvicinare al misticismo della fede, ma la fede è riscatto e il riscatto è spingere la vita attraverso un qualcosa che si possa sentire e far sentire, e lui, ragazzone cresciuto tra le rane e il limo del Mississippi, ha dalla sua la divinità del blues, l’amenità del country, e il limbo texano a due passi da casa per combattere e per amare il prossimo.
A ribadire questa nuova lettura aperta di blues fuori schema troviamo con l’artista Alvin Youngblood Hart, i Lambchop, Jim Dickinson e i Silver Jews, il che vuol dire che la tradizione c’è tutta e il generatore elettrico funziona a dispersione; e il tutto è un roaming assetato di malto & fondamentalismo. Girano le sbavature dolenti bluesy ("Saints Weep", "Hex Blues") la nostalgia ("Rosalie") e la solitudine di lonesome hobo ("New Moon Hand"), e poi si comincia a tremare con le esplosioni a loud aperto ("Hard To Old", "Lead & Mercury" e "Old Pirate’s Song"), quest’ultima catraminico fulgore di un heartland-rock da timore.
Con Tom Waits e Angus Young in qualche recondita fessura del cuore, Willem Maker, il predicatore elettrico, tocca le corde giuste per arroventare oltremodo, l’innata propensione adulante che si ha per tutto quello che viene "da sud", investendoci dell’alito pentecostale e dei dolci miasmi del "fiume dei fiumi" fino a farcelo odiare di ancor più passione. Non ci credete? "Pentitevi".
28/06/2009