Delays

Star Tiger Star Ariel

2010 (Lookout Mountain)
alt-pop

I Delays fanno parte di quella ristretta categoria di gruppi provenienti da Oltremanica che non sono mai riusciti a raggiungere una notorietà universale, nemmeno per un breve periodo di tempo, ma il cui repertorio si è sempre mantenuto su livelli qualitativi più che soddisfacenti. Le loro melodie, in particolar modo, sono sempre state piuttosto ispirate, e la continuità da questo punto di vista è una delle più solide che si possano riscontrare in questi ultimi anni in ambito indie-pop. Probabilmente, pagano la mancanza di compatibilità del suono che di volta in volta hanno scelto per i loro dischi rispetto alle mode dei rispettivi periodi di pubblicazione: nel 2004 imperavano i cloni dei Libertines mentre il loro debutto "Faded Seaside Glamour" era un compendio di brani dagli arrangiamenti al tempo stesso morbidi e dilatati, che potevano richiamare alla mente i Cocteau Twins; nel 2006 sembrava un must tornare all'utilizzo predominante delle chitarre, sulla scia del successo degli Arctic Monkeys, e invece "You See Colours" era una vera e propria svolta synth; nel 2008, infine, mentre la stragrande maggioranza dei dischi più apprezzati era caratterizzata da contaminazioni tra rock ed elettronica, "Everything's The Rush" introduceva nella loro proposta una forte componente orchestrale.
Non si creda, comunque, che la band abbia rinnegato ogni volta ciò che aveva fatto nel passato: i tre dischi citati, e anche questo quarto, hanno indubbi elementi in comune, dall'unicità della voce del cantante principale, Greg Gilbert, che si muove in modo molto sciolto e coerente tra un timbro vocale efebico e uno graffiante, allo stile melodico, sempre molto unitario e riconoscibile, a un songwriting sempre molto legato alla forma-canzone classica e nel quale l'unica cosa che cambia è l'utilizzo o meno del bridge tra la strofa e il ritornello.

Per questo lavoro, in ogni caso, era difficile scegliere un suono che fosse ancora diverso da quelli dei tre precedenti: chissà se è questa la ragione che ha portato i Delays a mescolare in queste canzoni tutto ciò che finora avevano proposto. Non c'è più uno stile unitario e allo stesso tempo nuovo per la band a caratterizzare l'insieme del disco, ma ogni canzone si riallaccia in qualche modo al passato, o rifacendosi a un disco specifico, oppure unendo insieme le differenti tipologie di arrangiamenti citate.
L'iniziale "Find A Home" e "Rhapsody" avrebbero potuto essere tranquillamente contenute nel disco d'esordio, e la stessa cosa si può dire per "Lost Estate" con il secondo disco e "Lakes Can Be Lethal" con il terzo; invece "Moment Gone" dà nuove sfumature alla morbidezza dell'esordio grazie a un tappeto di synth che inevitabilmente rimanda a "You See Colours", mentre la compenetrazione che caratterizza "Unsung" è tra synth e archi, quindi tra secondo e terzo disco.
Proseguendo nell'analisi delle diverse interazioni tra stili che già fanno parte del repertorio della band, "Hold Fire" ha una prima metà da piano ballad, com'era "Wasted Space", traccia conclusiva del secondo disco, e una seconda metà che è un crescendo orchestrale, e rimanda quindi ad "Everything's The Rush"; c'è poi la conclusiva title track che vede tutti e tre gli stili che a turno fanno capolino. Non manca anche un tentativo di proporre qualcosa di nuovo, ovvero la contaminazione tra gli archi e una componente rock che non era mai stata così spiccata: questo avviene in "May 45" e soprattutto in "Shanghai'd", basata su un'acidità del suono delle chitarre e della voce che fa venire in mente i primi Manic Street Preachers.

Dal punto di vista vocale, detto della continuità con il passato dello stile di Greg Gilbert, si riscontra la continuazione dell'esperimento di far cantare anche il fratello Aaron, come voce secondaria nella citata "Lost Estate" e come protagonista invece in "Brilliant Sunshine": il suo ventaglio di tonalità è molto più limitato di quello del leader, ma il suono della sua voce, pastoso e un po'nasale, riesce comunque a combinarsi bene con la parte strumentale che lo accompagna.
Questo massiccio utilizzo del materiale che già si aveva a disposizione non va scambiato per immobilismo: come si è spiegato, infatti, sono diversi i brani in cui la band prova nuove soluzioni, indice che non si è persa la voglia di rinnovarsi. Un altro pregio del disco è la capacità di non far apparire slegati tra loro brani dagli arrangiamenti così cangianti e articolati: i citati elementi comuni, così come tengono bene insieme le canzoni dei vari dischi tra loro, stavolta compiono lo stesso ottimo lavoro anche tra questi brani appartenenti al medesimo album.

Purtroppo, a questa acquisita maturità nella costruzione del suono fa da contraltare un lieve ma significativo calo in quello che è sempre stato il punto di forza del gruppo, ovvero, come si diceva, le melodie. Non si può certo dire che l'ispirazione e la continuità si siano perse, però di queste nuove composizioni nessuna rientra tra le migliori del repertorio dei Delays per quanto riguarda l'aspetto puramente melodico. Non c'è nessuna nuova "Long Time Coming" o "Lost In A Melody" o "You And Me": ci sono solo 11 melodie di buon livello, che per molti altri gruppi sarebbero oro colato ma che, per quello a cui ci avevano abituato i Delays, non sono niente di davvero trascendentale.

Si può comunque sperare che l'ispirazione dei tempi migliori torni già con il prossimo lavoro, e se la qualità del suono rimarrà la stessa di questo disco, avremo il vero e indiscusso capolavoro della band. Nel frattempo, l'ascolto di "Star Tiger Star Ariel" è comunque consigliato e una band che arriva al quarto disco con ancora tutta questa brillantezza merita, se non un applauso, almeno una vigorosa stretta di mano.

20/07/2010

Tracklist

  1. Find A Home
  2. Lost Estate
  3. Shanghai'd
  4. Rhapsody
  5. May 45
  6. Hold Fire
  7. Unsung
  8. Brilliant Sunshine
  9. Moment Gone
  10. Lakes Can Be Lethal
  11. Star Tiger Star Ariel

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