Inge Thomson

Shipwrecks & Static

2010 (Navigator)
folktronica

“Shipwrecks & Static”, primo album solista della fisarmonicista scozzese Inge Thomson, mette a frutto tutta l’esperienza dell’eccentrica polistrumentista; il suo variegato curriculum abbraccia il folk più classico (Karine Polwart Band), il pop (Drop The Box) e la sperimentazione (Harem Scarem), il tutto contaminato da tracce di elettronica che evocano Four Tet e strutture new-folk alla Penguin Café Orchestra.
Inge Thomson rifugge i canoni delle folksinger, la sua musica non ha forme lineari o suoni convenzionali, le fonti si combinano perdendo le connotazioni originarie, solo la delicata ninnananna folktronica “Take My Time” e la deliziosa ballad “How Far”, intonata insieme a Rory Campbell, restano in ambiti sonori convenzionali pur sfiorando la magia.

Altrove l’azzardo e il coraggio smuovono il tutto verso sonorità ardite e intriganti, la splendida “Marie Celeste” trasforma lande desolate in poesia pura e cristallina con il solo ausilio di voce e fisarmonica condita da corruzioni elettroniche, “Fightning Song” infetta la bellezza armonica del folk tradizionale scozzese con incursioni sonore dissonanti, che trasformano il tutto in un mantra moderno.
La creatività di Inge Thomson e del suo compagno Martin Green si manifesta nelle innovative e ammalianti sonorità della fisarmonica che caratterizza la soave “Tin Man” e nelle soluzioni vocali di “Scoundrel Clouds”, dove il respiro si trasfigura in un canto sublime, plasmando sonorità  familiari con atmosfere criptiche e antiche, aggiunge fascino il luogo di registrazione, ovvero un antico monastero nascosto nelle montagne armene.
L’esperienza di Inge Thomson con gli Harem Scarem si manifesta nelle pagine più irriverenti (“Girl With The Swan’s Head”) e caliginose (“Cradle Song”) dell’album, che scavano in profondità nella tradizione prosciugando i toni confortevoli del folk esoterico.
 
Inquietante, inconsapevolmente ossessivo, e nonostante tutto umano e carezzevole come ogni disco folk dovrebbe essere, “Shipwrecks & Static” è l’album giusto per riconciliarsi con un patrimonio stilistico spesso sottovalutato.
Non fatevi fuorviare dalle prime note di "John" e dalle delizie folk di “Cycle”; Inge Thomson sa dosare elementi estranei alla cultura folk scozzese (banjo, distorsioni ed elettronica) senza toglier fascino ed emotività alla fruizione dell’album. Glitch e altri disturbi sonori (come nella mesmerica “Where Do I Sign”) si adagiano su piani musicali diversi, senza inseguire le attese dell’ascoltatore, ma anzi costringendolo a rinunciare alla consapevolezza per recuperare quella sacra ingenuità che permette di sfrondare la multidimensionalità della musica proposta.
 
Originale e creativo, “Shipwrecks & Static” è una delle sorprese dell’anno e la sua forza sonora non abbandonerà chi si adagerà nelle sue trame.     

23/09/2010

Tracklist

  1. John
  2. Cycle
  3. Fighting Song
  4. Cradle Song
  5. Tin Man
  6. Where Do I Sign
  7. Scoundrel Clouds
  8. Take My Time
  9. Girl With The Swan's Head
  10. Marie Celeste
  11. How Far 
  12. Norseman's Bride

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