Simpatico e a volte sorprendente, Tom Denney, dopo alterne prove di indefinito ma stuzzicante indie-noise-rock con il gruppo degli Help She Can’t Swim, ha inseguito strade più confortevoli, consolidando col suo eclettismo una formula piacevole di pop-rock dai tratti noise ed elettronici.
“Return From the Search Party” è il primo album della sua nuova creatura, ovvero i Lonely Ghosts, che fa seguito a un mini-album, “Don’t Get Lost Or Hurt”, ben accolto dalla critica.
I tredici episodi confermano l’approccio più easy e pop-oriented con stimolanti incursioni nell’elettro-pop e sferzanti manipolazioni post-punk. La musica è un insieme di elettronica-giocattolo con tracce di hip-hop e shoegaze, mentre fughe armoniche e vibranti di synth e il canto sbilenco si fondono con alterne soluzioni che mostrano tracce residue di emozioni acustiche sempre ben calibrate e interessanti.
Non è certo l’originalità la miglior caratteristica dei Lovely Ghosts, i richiami ai Bright Eyes, ai Blur e ai Pavement persistono, spesso alcune tracce ricordano le cose migliori dei Maximo Park o dei Los Campesinos, ma tutto questo non sminuisce la qualità dell’insieme.
“As My Body Explodes”, “Statues” e “Today Was Like Russian Winter” sono robuste e briose, dotate di un buon equilibrio tra elettronica e pop-noise-rock, mentre “Come Down From The Mountain”, singolo apripista dell’album, alterna atmosfere dreamy con graziose fughe elettro-pop dal tocco vintage, il tutto sorretto da un riff contagioso.
Altro momento di estasi è “Green Eyes”, una cavalcata elettronica che si infrange su break acustici suggestivi e confortevoli, un delizioso mix di grinta e dolcezza. Ad elevare il tasso ritmico dell’album ci pensa “Hush Up!”, un funky-pop torturato all maniera dei Pil, mentre due deliziose cantilene (“Glasgow, Covered In Snow” e “Ghosts of Mice”) si insinuano dondolanti e maliziose contribuendo alla varietà stilistica che rende l’ascolto stimolante e mai noioso.
Tom Denney si conferma musicista di talento e il suo progetto Lonely Ghosts conserva quelle peculiarità artigianali che rendono il suo pop brioso e gradevole, “Return From the Search Party” non è esente da difetti e prevedibilità, non sarà certo nelle playlist di fine anno, ma chi vuole ascoltare pop-music senza annoiarsi, troverà nei tredici brani dell’album quaranta minuti di divertimento.
25/05/2010