Se qualcuno negli ultimi anni si fosse leggermente distratto e pensasse che il cantautorato italiano sia rimasto fermo ai "soliti" De Gregori, De André, etc. (o anche alla generazione dei Silvestri e dei Gazzé) potrebbe stupirsi non poco nel destreggiarsi tra i mille rivoli attraverso va ora manifestandosi la musica d'autore italiana.
A quella valida e nutrita schiera dalla quale sono ormai già pienamente emersi i vari Dente, Brunori e Alessandro Fiori, può senz'altro ascriversi anche il riminese Daniele Maggioli, qui alla seconda prova a due anni dall'esordio "Pro Loco".
Lavoro curatissimo nei suoni, nelle parole e nell'edizione, "Karaoke Blues" è una sorta di libro-cd dall'inconsueto formato, che oltre alla parte strettamente musicale comprende le illustrazioni xilografiche dell'artista multidisciplinare Umberto Giovannini, un cui ampio poster è accluso alla confezione del disco e reca nel suo retro i testi di tutte le undici canzoni delle quali si compone l'opera.
Incentrate principalmente sulla sua dodici corde, sul pianoforte e su ricchi arrangiamenti che comprendono violoncelli, basso e organetti, le canzoni di Maggioli sembrano fatte apposta per catturare l'attenzione, con le loro narrazioni bizzarre, surreali, ironiche.
Nella ricercatezza della scrittura, Maggioli ricerca il contenuto primigenio delle parole, giocando con sillabe e allitterazioni (ad esempio il "ghiro inghirlandato" della title track) e talvolta lasciandosi andare a scorci di autentica poesia ("E in un giorno d'autunno / sotto i vostri ombrelli / vi si allagheranno le iridi / e guarderete i muri / in cerca di una nuova identità", recita il ritornello del secondo brano in scaletta). Tra dissacrazioni letterarie ("Giorgio Borges", il "Marcel Proust" che trovò l'abisso del tempo in un biscotto) e racconti di autobiografismo agrodolce (i non-luoghi periferici di "Viale John Lennon" e il romanticismo da chansonnier dell'ottima "Roma K69996 (Diario agropontino)") scorrono i frammenti di un paroliere che si diverte a plasmare i testi come materia viva, riuscendovi con una certa padronanza. Anzi, a lungo andare, Maggioli finisce persino per peccare di un eccesso di confidenza, che in alcuni passi dà l'impressione di trovarsi di fronte a esercizi di stile vagamente forzati.
Il piglio ironico del poliedrico autore romagnolo riesce tuttavia a mantenere il lavoro abbastanza godibile, nonostante lo sforzo di attenzione richiesto per decriptare molti dei testi che, in fondo è anche bene restino parzialmente irrisolti, tra uno swing, un'interpretazione eccentrica e citazioni assortite del classico cantautorato italiano, ma non solo.
08/12/2010