Un anno dopo aver pubblicato "One Day", Maximilian Hecker torna con un nuovo album, dal chilometrico titolo: "I Am Nothing But Emotion, No Human Being, No Son, Never Again Son". La sesta fatica del cantautore tedesco non cambia di molto le carte in tavola rispetto al passato: ballate melodrammatiche accompagnate da testi decisamente tristi. L'unico elemento di novità è che il piano diventa lo strumento principale con il quale Hecker trasmette tutto il suo sconforto.
Il disco parte bene: dopo la breve intro "Blue Soldier Night", "Holy Dungeon" ammalia l'ascoltatore con piano malinconico e voce pacata. Ma è una delle poche tracce a salvarsi in un album monotono e monocorde. Canzoni come "Nana", cui non basta l'aggiunta della chitarra acustica per far cessare gli sbadigli, "No One's Child" e "Your Kingdom In Gold" alimentano la noia. Meno peggio, "Glaslights" - che ricorda un po' Erik Satie ed è la versione riuscita di "Your Kingdom In Gold" - "You'll Come Again", con il suo "ritornello" (se così lo possiamo definire) efficace, e "Grandiosity", salvata da un timbro vocale più profondo. Inutili i due intermezzi che non superano i 2 minuti (la già citata "Blue Soldier Night" e "Open Arms Of Gold") e tediosa la versione solo per piano di "Nana".
Hecker sembra essersi perso (irrimediabilmente?) dopo i primi due convincenti album.
05/05/2010