Quanti buoni propositi, in questa uscita: disco interamente finanziato dai fan di questi quattro ragazzi americani e ora reperibile in download a offerta libera sull'ormai irrinunciabile Bandcamp. Detto questo, veniamo al sodo: è purtroppo difficile anche solo pensare di che parlare, dopo l'ascolto di "Paper House". Una serie di cliché del post-rock più vicino al noise ("Everything Will Change", "Something I Was Not", "While You're Raising The Dead") e allo slow-core (la stessa band si è ispirata, con tutta probabilità, al titolo di un singolo dei Low) si accavallano a una ruvida vocalità grunge, decisamente fuori tempo massimo. La rozzezza che ne risulta non è quella dell'impulsività, della calcolata assenza di filtri intellettuali, ma quella dell'età puberale, in cui non si sa calibrare i propri movimenti. Età puberale che occhieggia prepotentemente nei testi da diario di scuola, l'approfondimento dei quali è caldamente sconsigliato.
19/11/2010