Spolverando di mainstream jazz una produzione che sfiora la perfezione formale attraverso una classe esecutiva più unica che rara, la band di Portland si concentra più che mai sugli arrangiamenti vocali, creando qualcosa di magico negli impasti dei cori, come nella disneyana "Shchedryk", brano tradizionale ucraino. Un giro del mondo attraverso le canzoni di Natale, che approda persino alla verdiana "La Vergine degli Angeli", passa per la Cina e termina in una "Auld Lang Syne" dallo speziato sapore di carnevale a Rio, o in una "Silent Night", cantata in inglese, francese e arabo!
E poi "Congratulations", un brano di augurio per l'anno nuovo, di tradizione cinese, mentre "Santa Baby" ha sapore bacharachiano, in pieno stile comedy. Insomma, un disco di piglio globalistico, per una rivisitazione delle Christmas carols con orecchie davvero nuove.
(04/12/2010)