Lo Stato Sociale è un trio di Bologna. Indole punk, lo-fi is the reason e molto molto amore. All'ombra delle Due Torri i tre (Lodo Guenzi, voce e piano, Alberto Cazzola al basso e Alberto Guidetti alla drum machine) confenzionano un Ep di debutto delizioso, scaricabile gratuitamente dal loro Myspace.
La filosofia che si nasconde dietro "Welfare Pop" è spicciola, è chiacchiera da bar per gente di un certo livello. Non si ricerchino qui dilemmi universali, artifizi linguistici marzulliani, risposte a domande impossibili. "Welfare Pop" è l'opposto. "Welfare Pop" è spiegare il sistema contributivo a un duenne, è l'apatia che regna sovrana, è il dilemma se io sono gay o semplicemente aperto.
Drum machine ben puntata, cassa gentile quando serve, tropicalismi, pianoforte e voce teatrale. L'inno generazionale "L'apatico" articola la generazione post-89 secondo proclami d'apatia cronica, che culmina in scintille che non scoccano.
E vagando tra "Febbre" e "Pop" ci trovi quiete scie che accompagnano il declamare della voce, sezioni ritmiche mai invadenti e citazioni in odor di Subsonica. E se "On The Rocks" prende il toro per le corna con piglio aggressivo, ricordando i migliori Amari, la successiva "Magari non è gay ma è aperto" segna una perla di testo e musica: giocando con tastiere liquidissime dai tratti balneari, si ironizza su chi è gay e chi lo sembra ("Sì, sarò scontato. Magari non è gay, è solo molto abbronzato. Userò il mio fascino nerd, magari non è gay ma legge vanity fair. Sì, sarò una meraviglia, magari non è gay ma si fa le sopracciglia"). La traccia conclusiva ("La 626") conclude giocosamente il disco.
La primavera è ormai arrivata, piazzate l'Ep nel lettore per un solo motivo: è semplicemente bello.
29/03/2010