Daniel Simon

Songs That Aren't Songs

2011 (Self-released)
idm, elettronica

Avevamo lasciato Daniel Cioccoloni all'inizio di questa passata primavera con il suo ottimo disco d'esordio, "Works", che metteva in luce le già ottime qualità compositive di questo giovane compositore contemporaneo romano, trasferitosi da tempo a Bristol.
Lo ritroviamo ora con un suo "side-project" di stampo più leggero, lontano dalle asperità della musica contemporanea, quasi un "divertissement" per un autore che ama pure sporcarsi le mani con un qualcosa di meno impegnativo, ma sempre di qualità garantita e mai banale. Del resto, un autore come Ennio Morricone passava dallo scrivere partiture dodecafoniche e sperimentali a semplici canzoni di musica leggera (si pensi a "Se telefonando" di Mina, per esempio e ai tanti suoi arrangiamenti di successi italiani della Rca degli anni Sessanta), quindi, anche in questo campo, tutto è lecito.

"Songs That Aren't Songs" si presenta con una bella copertina di colore verde smeraldo, dalla veste grafica in perfetto stile Touch Records. Nei ritagli di tempo, Daniel è riuscito qui ad assemblare otto discreti pezzi, che si distinguono tra idm, minimal-synth, glitch ed elettronica pura. Si parte subito bene con "Electric Sheep", che mescola gli Autechre più romantici di "Incunabula" (Warp, 1993) al minimalismo di Terry Riley, quasi una "Rainbow In Curved Air" (Columbia, 1971) in formato witch-house, con un bel vortice sonoro finale.
"The Running Android" e "Reset" viaggiano su binari di electro-house evoluta sulla falsariga di quella di "Less Than Human" (Dfa, 2005) dell'ex Six Finger Satellite Juan MacLean. Daniel si cimenta anche con la "intelligent-jungle" del primo Squarepusher in "Electron" (da non confondere con l'omonimo brano dei Chrisma!), che richiama da vicino i pezzi brevi di "Hard Normal Daddy" (Warp, 1997).

Le sorprese vengono invece dai pezzi meno ritmici e più sperimentali, come la ambient di "Dive Deep/Digital Meadow" e di "The Running Man", che esplorano da vicino il "grande vuoto" già sondato dal sommo maestro elettronico californiano Steve Roach nel suo magnifico album "The Magnificent Void" (Hearts Of Space, 1996). "Nightdrive" è una personale rivisitazione della minimal-synth dei primi anni Ottanta. Il disco termina con un altro pezzo sperimentale, "After The Rain, Synthetic Sleep", uno dei migliori qui contenuti, la glitch minimale un po' sullo stile di quella pionieristica di "Seven Tons For Free" (Mego, 1996) di Pita ma con un maggiore uso di cluster sonori elettronici (insomma, una glitch meno astratta e un poco più calda di quella del duo austriaco).
Daniel Cioccoloni ritornerà presto con un suo nuovo disco di musica contemporanea che, dagli assaggi che ho avuto, sembra promettere ottime cose. Nel frattempo, teniamoci questo disco del suo alter-ego Daniel Simon per il nostro imminente veglione di capodanno.

26/12/2011

Tracklist

  1. Electric Sheep
  2. The Running Android
  3. Dive Deep/Digital Meadow
  4. Reset
  5. Electron
  6. Nightdrive
  7. The Running Man
  8. After The Rain, Synthetic Sleep

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