Fockewulf 190

The Model

2011 (L.D. Limited)
electro-synth

Il passato che ritorna, vampiresco, assassino. Come un Jack the Ripper che si palesa fuori dalla nebbia, lento, inesorabile, determinato. Con sembianze non classificabili ma sempre fascinose. A passo cadenzato ma senza mai smarrire un quarto. Un eloquio forbito ma mai complesso. Un modo elegante e vagamente distaccato per coglierti impreparato e azzannarti. La foschia di cui sopra è quella salubre di una Milano che non c'è più, dalle strade solcate da Alfa 33 e Fiat Ritmo, una metropoli d'acciaio, già incarognita eppure vogliosa di superarsi, di andare oltre le solite coordinate provinciali, a rischio di cadere nella fatua imitazione di maschere prestigiose, quelle dell'art-rock britannico che si sposa con le marce geometriche fuoriuscite dalle macerie germaniche e si rifà il trucco definitivamente con il post-punk, che si inebria alle ritmiche melodiche della discoteca. Il ritorno dei Fockewulf 190, per due soffi mancata materia di studio dell'era pop più imitata dell'ultimo decennio, quella che si posiziona tra il 1976 e il 1984, riparte da quella Milano che stava per bersi tutto a discapito di molti.

Poco prima ambiva a divenire la Londra del Mediterraneo, con le sue nottate chic, i suoi studi di registrazione "al passo", le serate non dettate dall'access prime time ma dagli aperitivi, Armani, Versace, Ferré e gli spartiti a contorno che espandevano un'idea di invasione, di Italo Disco. Di quei giorni, gloriosi e travagliati, è rimasto solo il deus ex machina, Victor Life, maschera complessa e mai doma. Dietro di lui fa ancora capolino l'antica ugola di Dario Dell'Aere, parente di Vincent Price, gelido e morbido allo stesso tempo. Un Ep, un 12", dai contorni vinilitici come le cose buone che si facevano una volta.
Quattro brani per lato, utili a rinverdire una materia grigia, inossidabile, neanche tanto clamorosamente non invecchiata. Era il momento giusto, Victor Life deve averlo capito dall'ultima mano di carte: forse Milano, crollata sotto il peso del nulla, fatto da persone che nulla valgono, sta per ricongiungersi con un'idea, un progetto. Dopo centinaia di promesse, mille progetti che provano a non mirare alla pura omologazione, imitazione. Fockewulf sorgeva dalle devastazioni metropolitane anni 70 e si inabissava tradita da nuove-vecchie bugie.

Ma ora non c'è tempo da perdere. La nuova estetica, all'epoca troppo frettolosamente rigettata, deve rinsavire e deve farlo anche grazie alle fattezze post-isteriche di Arys Noir, ugola femminile dai connotati androgini. Un cantato, il suo, più urgente, quasi strillato anche quando compare sottovoce. Il suo recitare in metrica pare un'implorazione. È lei allora la modella dai folti capelli biondi: "The Model", i fantasmi che ritornano dalla Germania ancora murata, severa eppure danzabile. Un ballo matematico, rigido eppure sempre inquieto. E poi "Body Heat", ovvero l'eyeliner su pettorali glabri, antiche misure rinvigorite dai nuovi muscoli di Victor Life, che si riappropria della sua classica nenia invernale, dotandola di un battito senza sosta, per poi concederne lo scheletro a Maurizio Piazza, altro ibernato dei tempi d'oro. "Quiet Man" parrebbe quasi una battuta di questi tempi, ma è un'invocazione quasi religiosa, dalla musica sacra alla dance sacra. Ancora una doppietta siglata Life, stavolta con Alberto Styloo, per "Cars" del complessato Numan che tutto aveva capito, la speranza di un robot che abbia dentro ancora un po' di gusto per la vita, che sappia si muoversi metronomicamente ma non sempre dalla stessa parte. Fockewulf è tornato. State attenti.

04/03/2011

Tracklist

  1. The Model
  2. Body Heat (new version by Victor Life)
  3. Quiet Man
  4. Cars
  5. Body Heat
  6. Quiet Man (remix by M.Piazza)
  7. Cars Remix (feat. Alberto Styloo)
  8. Dance The Bit (remix by M.Piazza, Victor Life)

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