Folkstorm

Folksongs

2011 (Old Europa Cafè)
power electronics, noise, post-industrial

È un periodo particolare questo per Nordvargr, mente dietro numerosi progetti fondanti della scuola industriale svedese.

Dopo una necessaria ristampa delle opere maggiori sotto marchio MZ.412, progetto dalle tinte black che ha rilasciato la sua ultima fatica nel 2006, "Infernal Affairs" per la storica Cold Meat Industry, il nostro si ripresenta al contemporaneo con un altro frutto petrolchimico, proveniente dal suo progetto parallelo: Folkstorm.

 

Preceduto dal buon "Ortodox" del 2009 e dalla raccolta di materiale "Archive Series 5-The Culturecide Campaigns",  il nuovo "Folksongs" si ritrova in un ruolo scomodo e ambiguo all'interno del percorso dell'artista.

Giunto in seguito a un processo  di archiviazione storica del materiale di Nordvargr, il nuovo disco doveva, sin dal suo titolo, rappresentare il punto di arrivo-ripartenza di un'evoluzione stilistica sonora già prepotentemente presente nei lavori precedenti: l'abbandono di ritmiche e stilemi martial, ritorno a un gusto analogico e anti-tecnologico, un'attitudine più edulcorato del power electronics.

I tempi di "For The Love Of Hate" e "Sweden" - rispettivamente del 2002 e del 2004, sotto Cold Meat Industry e Cold Spring - sono passati lasciando un profondo solco nero e brillante di asfalto fresco, ma metabolizzati da un Nordvargr volenteroso di oltrepassare certi stereotipi che aveva compartecipato a fondare e rifondare più volte.

 

"Folksongs" non riesce nel tentativo, perdendo di vista quanto appreso finora. Non si tratta di un'opera ridicola o deludente in tutto e per tutto. È però un figlio mediocre e impotente di quanto manifestato e concepito finora. Pezzi come il trittico iniziale di "Say No" e "Vermin", "No Need To Control" sono un proseguimento del lavoro già effettuato nel capitolo precedente nei casi di "Fade To Brown", "Utkff" e "We Evil", ma non riescono nell'intento di ricreare quel magnifico golem insensato che fu "Ortodox Svensk Industri", che sintetizzava il nuovo corso: "No studio, no computer, no revolution".

 

Il nuovo Folkstorm è sintonizzato su un canale morto. Un fermo immagine cinescopico su una tv a canale unico. Pulsioni organiche, meccaniche, stratificate e urla maligne si accompagnano a formare quella che poteva essere la nuova colonna sonora per un videogioco dell'orrore. Niente di nuovo. Niente di attivo. Solo uno passivo movimento di una pellicola sporcata con svogliata quotidianità di bruciature, escrementi, vecchi rituali personali, che non eccitano, non reagiscono fra loro.
Finisce la trasmissione e non c'è stato erotismo fra ascoltatore e torturatore musicale. Solo uno sterile zapping.

25/08/2011

Tracklist

  1. Say No
  2. Vermin
  3. No Need To Control
  4. Smuts
  5. Vermin Funeral / Lonely Is The Grave
  6. I Gave You Life
  7. Lifeline
  8. Charlie's Song
  9. One
  10. War Of A World
  11. Intifada

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