Mix di drone-noise, metal "mentale", ambient ed elettroacustica, questo lavoro farà felice i fan di AUN e Locrian ma anche dell'ultimo Kevin Drumm, a loro agio sia con i colossali e impenetrabili sudari di "Crept Into Homes" e "Of Our Rivals", ma anche con le rarefazioni radioattive di una splendida "Burn Under Our Fingernails", che prima plana sui fantasmi e le illusioni spezzate di una città morta, per poi adagiarsi in uno scenario fintamente paradisiaco, catapultando una voce angelica dentro ragnatele di misteriosa inquietudine, fino a sfiorare la magniloquenza della kosmische musik.
La voce è ancora protagonista nella sacrale e fluttuante ascesa di "Devil Takes The Something", mentre la più concettuale "Dust And Sand" è lavorata intorno all'idea di un chitarrismo scheletrico che s'inabissa in una straziante galassia Rake.-iana, con tanto di urla filtrate.
La capacità di amalgamare le diverse fonti sonore è già ragguardevole e i due non cadono mai nel tranello di un espressionismo fine a se stesso. Tutto, infatti, appare calibrato e studiato nei minimi dettagli, per ottenere il massimo grado di trasfigurazione, come mostrano anche le "distorsioni imperiali" in crescendo fantascientifico di "The Whitening" e finanche il cerchio liturgico di "Virgin Piles", la cui commistione di musica sacra ed elettronica rinnova il miracolo di un Dufay viandante tra soundscape artificiali.
Una dimensione, quest'ultima, che proietta il loro sound verso abissi ancora più intimi.
(23/02/2011)