Karl Culley

The Owl

2011 (Triumphant Sound)
folk-blues-fingerpicking

Bert Jansch, Michael Chapman, John Martyn rappresentano l'anima blues nella storia del folk inglese, tre musicisti capaci di rinunciare agli stereotipi storici per affondare la loro arte in solide basi creative e strutturali.
Karl Culley è un erede di questa tradizione stilistica, che non sembra affascinare le nuove generazioni, più interessate al versante weird o indie-alternative del new-folk. Un vero peccato, perché i due album del musicista dello Yorkshire sono due rari esempi di eccellente songwriting sposato a una abilità tecnica e vocale eccellente.
 
Karl Culley non sembra turbato dall'indifferenza che ha accompagnato la pubblicazione del primo album "Bundle Of Nerves"; prosegue nel suo racconto di follia, morte e lussuria con una vitalità che sfonda i flebili limiti armonici del cantautorato inglese.
Il suo è uno stile chitarristico fluido e nervoso, che assume contorni metafisici: le sonorità si aprono verso timbriche innaturali che non sembrano più appartenere allo strumento (ascoltate ad esempio la splendida "Psalm"). Resta intatto l'incastro tra le liriche verbose e il furore ritmico del fingerpicking, che anche nei momenti più malinconici e poetici non indugia in frammenti nostalgici.
 
Una purezza cristallina che dà vita all'incantevole mix tribale di "Never Desert A Dying Horse", un folk-mistico che è un vero e proprio mantra che si agita sui resti di "Lorca" di Tim Buckley. Le acrobazie vocali di "Sound For The Ground", il candore acustico di "Star Like Bead" e il blues di "The Owl" viaggiano senza compromessi e abbandonano le poche influenze pop-rock che animavano l'esordio.
La sensazione di un corpo rigido e impenetrabile è affascinante, ma è anche leggermente ostico per chi non frequenta il folk inglese con costanza, le poche flessioni pop "The Shady Woods" e "Stars" sono come gocce di rugiada di una pioggia di suoni, un fiume in piena di accordi che scorrono su montagne di lirismo, nonostante sia proprio "Nothing Moves On The Mountain" l'esempio più ricco di tale attitudine stilistica.

Karl Culley, con "The Owl", riesce a calibrare le sue influenze: le canzoni sono più personali e variegate rispetto all'esordio. Il cantautore inglese resta comunque un artista di nicchia, un musicista cult dalle doti notevoli; dopo la recente scomparsa di Bert Jansch, il suo stile chitarristico suona ancor più prezioso e interessante.
Purtroppo le scarse vendite e l'indifferenza hanno costretto l'artista a chiedere una sottoscrizione per la realizzazione del terzo capitolo, tra le mura della sua nuova casa di Cracovia (l'artista si è trasferito in Polonia).

Karl, dopo aver rispolverato il fascino del folk-blues e del fingerpicking nel primo album e dopo aver assimilato le sue influenze in questo più personale e tormentato nuovo progetto, sta ivi coltivando il suo giardino dell'eden sonoro: non distraete l'attenzione da questo geniale musicista, i frutti migliori stanno appena germogliando.

 

08/12/2011

Tracklist

  1. Bed At Sea
  2. Stars
  3. Never Desert A Dying Horse
  4. Bound For The Ground
  5. Star-like Bead
  6. The Owl
  7. Play Fair
  8. The Shady Woods
  9. Psalm
  10. Nothing Moves On The Mountain
  11. Leaves Are Bright As Dancing Fire (For Otis)

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