Kris Ellestad

No Man Is Land

2011 (Self-released)
songwriter, folk, pop

Immaginarsi oggi le fattezze, il modo di pensare di un esploratore è un'impresa impossibile, quasi quanto quelle di coloro che solcavano gli oceani, scalavano le montagne, attraversavano foreste a colpi di machete. Eppure, se c'è un luogo dove queste figure ormai mitologiche ancora esistono, questo deve essere per forza di cose il Canada.
È là che si trovano questi personaggi immateriali, che ancora sanno avvicinarsi alla musica con sguardo fresco, mai timoroso, assemblando a poco a poco sensazioni ed esperienze, musicali e non, di una vita intera. Kris Ellestad è uno di loro, e questo è il suo esordio, interamente disponibile in streaming sul suo Bandcamp.

Già partecipe, in veste di produttore, del progetto Church Of The Very Bright Lights, Ellestad ha completato un'opera in cui, in maniera simile, si avventura per la terra di nessuno della libertà artistica, toccando le corde più varie, come se il mondo e la vita fossero un grande strumento. É così che "No Man Is Land" inizia con la contaminazione africana di "Hour Of The Rat", rutilante inno al sole che sorge, a un'istintività multiforme e genuina.
Quasi pindarico, fuorviante, lo stacco con la seguente "Run Me Down", con la delicata vocalità del cantautore canadese - che qui (non sempre) assomiglia a un Antony senza eccessi, o a un Tim Buckley meno introverso - a dipingere un frusciante valzer d'abbandono amoroso. Pur nelle difficoltà e nella non ottimalità dei mezzi dell'autoproduzione, "No Man Is Land" non è certo un disco che si rifugia in un ascetico minimalismo, non rinunciando mai ad arricchire di arrangiamenti il proprio discorso musicale. Arriva persino a suggerire ampie orchestrazioni nella drakiana "Sorry Booin'", o nelle suggestioni epiche di "Another Day". In tutto ciò non traspare mai affettazione, ma solo l'amore per la rappresentazione musicale di un'opera dalla lunga, naturale gestazione (la maggior parte dei pezzi sono stati composti nel 2008).

Composto per la donna che avrebbe poi sposato, "No Man Is Land" è un disco in cui si avvera ancora una volta, grazie a un ispirato duetto di slide e armonica, la poesia di un quotidiano trasfigurato, a volte anche in un sorriso amorevole ("You're sick of me/well I'm sick of you/gettin' sick was my idea/I did it first, it's true" da "You're Sick (Of Me)").
Il punto del disco rimangono comunque le canzoni, che paiono seguire l'alternarsi di giorno e notte nell'accoppiata del quadretto famigliare di "November Steppes", un country faheyano odoroso d'affetto, e dei bagliori diafani della solitaria ballata di "Moon In The Trees". "No Man Is Land" si rivela non solo un disco di grande classe (l'hegartiana, in tutti sensi, "Shame"), ma anche di insospettata maturità: ci si immagina pochi giovani cantautori in grado di comporre un pezzo pop come "In The Meantime", che sembra interpretato da degli XTC col cappello da cowboy.

Non tutto pare imprescindibile, a noi "estranei", delle quindici tracce di "No Man Is Land": in particolare i tribalismi al gusto di marimba di "The Secret", o le visioni strumentali di una natura meiburghiana di "Desolation Sound". Peccati minori, che facilmente si perdonano a un autore che ha ancora tanto da dire (in programma due dischi contemporanei, uno di questi sarà un omaggio al glam) come Kris Ellestad.

21/03/2011

Tracklist

1. Hour Of The Rat
2. Run Me Down
3. Shame
4. Another Day
5. Sorry Booin'
6. November Steppes
7. Moon In The Trees
8. Frame House
9. In The Meantime
10. Niko
11. You're Sick (Of Me)
12. The Secret
13. Over Water
14. Desolation Sound
15. White As A Feather

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