Lauren Pritchard

Ventidue anni e una voce potente sono garanzia di freschezza, ma nell’era dei talenti giornalieri c’è bisogno di un po’ di azzardo per poter emergere dall’ammasso di cantanti dotate di X Factor.
Lauren Pritchard nel suo esordio “Wasted In Jackson” si circonda di collaboratori esperti, che garantiscono quaranta minuti di buona musica, nulla che faccia gridare al miracolo, ma almeno le intenzioni sono chiare e ben definite.
 
Il soul di Joss Stone e uno scripting memore di Carole King e Laura Nyro evitano le secche della pop-music sdolcinata e sottolineano le buone potenzialità vocali della giovane artista.
Purtroppo alcune soluzioni musicali più levigate e una leggera atmosfera da commedia musicale (Lauren proviene infatti dal mondo del musical) riducono il fascino di brani come “Going Home” e “Try A Little Harder”, impedendo all’album di spiccare il volo.

Restano alcune buone vibrazioni e qualche intuizione di Lauren e del suo collaboratore Eg White (famoso compositore di soul bianco), come quelle che caratterizzano il versante più soul dell’album - il singolo “Stuck” e la vivace “Wasted In Jackson” -  e la piccola perla finale scritta e prodotta da Marcus Mumford dei Mumford & Son, che convince ancor di più sulla necessità di una virata violenta verso un repertorio più intenso, in grado di non disperdere la potenza vocale di Lauren tra le maglie dello star-system.

La maggiore incisività lirica di “When The Night Kills The Day” evidenzia, infatti, ancor di più la mancanza di coraggio che sottende alle pur piacevoli “I Hope It’s You” e “Painkillers”, due episodi che mancano di lucidità e trasformano la varietà stilistica in mancanza di rotta. Lauren Pritchard resta comunque una voce fresca e potente; la prossima volta speriamo di non dover liquidare il suo nuovo album come carino e ben fatto, ovvero un "Wasted In Jackson" parte 2, in tal caso volgeremmo altrove lo sguardo e l’udito. Nel frattempo, welcome Lauren!

07/04/2011