Malachai

Return To The Ugly Side

2011 (Domino)
trip-hop, brit-rock

Potenza del "fattore K". Ma qui la guerra fredda non c'entra, sebbene la loro musica sintetica si nutra prevalentemente d'influenze che affondano nel periodo in cui James Bond vigilava i sudditi di Sua Maestà dai pericoli disseminati al di qua della cortina di ferro. "K" è semplicemente la lettera che i due musicisti di Bristol hanno dovuto cambiare in "ch", quando è stato fatto loro presente che il moniker con cui avevano pubblicato il loro disco d'esordio ("Ugly Side Of Love", 2009) apparteneva già a un rapper statunitense. Un cambiamento nel segno di una sostanziale continuità, che inferisce anche il titolo del nuovo album, "Return To The Ugly Side", e lo stile compositivo del gruppo.

L'opera seconda dei Malachai (Gary "Gee" Ealey, il vocalist, e Scott Hendy, il musicista) distilla e perfeziona quella loro miscela un po' freak di brodo di cultura trip-hop e vestigia pop-rock psichedeliche anni 60. Rispetto all'esordio, le chitarre sono meno presenti e invadenti, la scrittura più varia e curata negli orli sampleristici, nel disegno di melodie che rivelano gusto e intelligenza nel pervertire un brit-rock d'estrazione quasi beatlesiana. I brani di "Return To The Ugly Side", a tratti, sembrano compattare in una stringente forma canzone (mai più di due/tre minuti l'una) la lezione di Dj Shadow. Si potrebbero, infatti, rileggere come un unico flusso di raccordi e dissolvenze incrociate lungo 35 minuti, pur restando nitidamente distinguibili.


Il retaggio portisheadiano (Geoff Barry è stato il loro primo mentore e produttore), specialmente quello di "Third" , traspare ancora in brani come "Monster", sospesa fra rullate stagliate e sferzanti e brevi frasi orchestrali, la spigolosa e martellante "The Don't Just" e la conclusiva "Hybernation". Le campiture sonore, tuttavia, si allargano fino a contemplare il Beck di "Odelay" in "Let Em Fall" (bassi slabbrati e funky decomposto) e nella bellissima "My Ambulance" (base garage beat e contorte coralità merseybeat), la Swinging London liquefatta e denaturata di "Anne". Assumendo forme cinematiche nell'intro "Monsters" o nel noir-pop con deflusso fischiettato "all'italiana" di "How You Write", oppure frantumandosi in singoli episodi di rilievo come nel riff magnetico e ribassato dell'ottima "Mid Antarctica (Wearin' Sandals)", nell'intermezzo femminile (di Katy Wainwright) stile girl-pop anni 60 di "Rainbows" e nella serenata acida al passo d'hip-hop di "No More Rain No Maureen".

Con "Return To The Ugly Side" i Malachai ribadiscono le potenzialità messe in luce fin qui, incanalandole in un taglio più sfumato e minimale, che gli si addice. È questo il bello del loro celebrato lato peggiore.

14/04/2011

Tracklist

  1. Monsters
  2. Anne
  3. Mid Antarctica (Wearin' Sands)
  4. Rainbows
  5. In The Hole
  6. (My) Ambulance
  7. Distance
  8. Monster
  9. The Don't Just
  10. How You Write
  11. Let 'Em Fall
  12. No More Rain No Maureen
  13. Snake Eyes
  14. Hybernation

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