Nonostante la mole di musica prodotta in pochi mesi, non v’è traccia di banalità in nessuno degli album.
La musica dei Memphis offre un sound più vivace e più guitar-oriented rispetto agli Stars, mantenendo un gusto melodico rimarchevole e immediato.
Non è casuale il titolo dell’album che, ispirato da una canzone dei Go-Betweens, ripropone la stessa abilità del gruppo australiano di gestione di up-tempo e jingle-jangle in un guanto sonoro ricco di armoniche e lirismo pop senza compromessi (non spaventino i sette minuti più contemplativi di “Reservoir”).
Nulla che possa ovviamente togliere il sonno ai critici e al pubblico dei nostri giorni; la musica dei Memphis è gradevolmente prevedibile, può evocare il twee-pop della Sarah Records o le gradevoli malinconie di A.C. Newman, ma sicuramente non può annoiare.
Il sound è brillante, le melodie sono gioiose e “Apocalypse Pop Song” è un buon biglietto da visita.
È un pop capace di offrire spazi alla solarità e all’immaginazione adolescenziale in “I Am The Photographer”, o granitiche strutture per momenti di riflessione cosmica in “Five Loops”; quello che non manca in “Here Comes A City” è il senso dell’humour che garantisce un piacevole disincanto, certificato dal contagioso riff di “Wait!”.
Non è difficile rintracciare qualche stato emotivo di gruppi più titolati come i Broken Social Scene o i Teenage Funclub, ma tutto conserva un sapore gradevole e sincero e l’album, pur archiviandosi in fretta, garantisce piacere e brio a ogni ascolto. La rivoluzione non alberga nella musica dei Memphis, ma la pace ha bisogno di giusti timbri e colori per essere gustata e Here Comes A City” possiede il flavour adatto ai vostri momenti più semplici.
(03/05/2011)