C’è una chitarra solitaria ma terribilmente sbilenca che lancia le sue grida di desolazione dietro una fitta ragnatela di rumori e di suoni-verità. È uno scenario incredibilmente alieno quello dell’iniziale “Servant”, perché si riconoscono le tracce della Natura, ma è tutto quello che ruota intorno che avvilisce la nostra percezione. Minuzie che inquietano e invitano alla riflessione. Jeff Astin, Phil French e William Giacchi, da Portland, Oregon, cercano, con questo “Plane Sight”, di riflettere l’armoniosa ragnatela delle energie che sono alla base del mondo vegetale e animale. Un ascolto affascinante e finanche rilassante, passando dagli echi raga di “Embryo”, i concretismi liquidi di “Student” e le fluorescenze infinitesimali di “Embrace”.
Per i cultori delle sonorità più sfuggenti e misteriose.
17/01/2011