Pare ci sia proprio l'Italia nel cuore e nel destino di Mana Sasaki: nel nostro Paese il debutto del suo progetto Muffin aveva meritatamente suscitato attenzioni, qui alla fine del 2010 l'artista giapponese ha tenuto le sue prime esibizioni dal vivo al di fuori dei confini nazionali e qui è tornata pochi mesi fa per realizzare il seguito di "Grapes", deliziosa collezione di delicatezze orientali e misteriose torsioni psych-folk.
Al di là delle coincidenze, il legame di Muffin con l'Italia è stato determinato soprattutto dal suo incontro con Mattia Coletti, nel cui studio di Falconara si sono tenute le registrazioni dei nove nuovi brani raccolti in "Last Apple".
Il mutato contesto di realizzazione non rappresenta la sola nota distintiva del nuovo lavoro rispetto all'esordio, poiché a differenza dell'ampia band e dei tanti musicisti che avevano collaborato a "Grapes", a supportare l'artista giapponese in "Last Apple" vi sono solo Glauco Salvo (Comaneci) e lo stesso Mattia Coletti. Così, al centro della scena restano quasi solo la chitarra acustica e la voce serica di Muffin, che si svolge con grazia femminile tutta orientale a disegnare melodie fragili e preziose.
Il timido songwriting e le esili armonizzazioni vocali di Muffin lasciano tuttavia trasparire in filigrana un mondo di cullanti dolcezze dai colori pastello, che appare spogliato dalla patina lievemente psichedelica dell'esordio, del quale pure mantiene gli stessi tratti trasognati, semplicemente attraverso atmosfere sospese, raccolte nel bozzolo di una quiete quasi irreale.
Le tante nenie acustiche riducono infatti all'osso la già lineare declinazione folk di Muffin, esaltandone al contempo la naturale espressività, adesso padroneggiata con sapienza, al pari di un fascino discreto, ma proprio per questo capace di rendere le sue canzoni ancora più attraenti. Quando poi l'armonica di Salvo e gli inserti elettrici suoi o di Coletti si sovrappongono all'invariabilità melodica di base, la struttura lievemente più complessa dei brani che ne risultano ("Morning Tone", "Light", "Harmonic") lascia balenare carezze sandovaliane e soffici petali di rosa.
Ma l'essenza della musica di Muffin, oggi ancor più che nel primo disco, è tutta nella sua rara "gentilezza", nella straordinarietà di una magia semplice, quella di una musica creata non con l'intento di stupire ma con quello di offrire una mezz'ora di fuga mentale dalla frenesia quotidiana. "Soft Sound", in questo senso, potrebbe esserne l'ideale manifesto, con la sua serafica calma, le melodie limpide e la coda finale in crescendo, affidata ancora alla chitarra elettrica di Salvo, in torsione lievemente acida.
Così, i brani di "Last Apple" accorciano le distanze fisiche e stilistiche, offrendo valida conferma di un'artista schiva, dalla sensibilità del tutto peculiare, che con la sua schietta semplicità espressiva riesce davvero a trasportare lontano da qualsiasi coordinata di luogo, tempo o definizioni di genere.
27/01/2012