Hanno ancora un senso i Saxon nel 2011? Questa è stata la domanda che mi sono posto, la prima volta che ho osservato la copertina (oggettivamente bruttina) di "Call To Arms". La risposta è arrivata con le prime note di "Hammer Of The Gods", il singolo apripista: sì, hanno un senso, eccome!
Gli autori di dischi imprescindibili della NWOBHM ("Wheels Of Steel", "Strong Arm Of The Law" e "Denim And Leather") giungono al loro trentaduesimo compleanno (e diciannovesimo disco in studio) in una forma, a dir poco, grandiosa. Certamente, da una band come i Saxon non ci si può aspettare chissà quale profonda innovazione, anche perché, quando ci hanno provato, non è andata poi così bene (chi ha detto "Destiny"?). Tuttavia, al giorno d'oggi, se si vuole ascoltare un disco di puro heavy-metal, suonato con gran classe e maestria, non si può assolutamente ignorare questo lavoro.
L’apertura è affidata, come accennato, a "Hammer Of The Gods", un brano potente ed epico, avvolto da quelle linee melodiche tipiche della band albionica. Il secondo brano, quel "Back In ’79" i cui cori sono cantati da 79 fan, rimanda immediatamente, pur se da una prospettiva più attuale, a "Denim And Leather", mentre "Surviving Against The Odds" (uno dei pezzi migliori) spinge un po’ sull’acceleratore, senza perdere di vista la melodia. Con "Mists Of Avalon", invece, il sound si sposta verso una dimensione più atmosferica, con la voce di Biff, epica e vibrante, a disegnare un altro grande momento. Un Biff particolarmente ispirato e struggente spicca anche nella title track che, con un sound da semi-ballad, racconta di un soldato che scrive, con profonda nostalgia, alla propria amata.
Se i pezzi appena citati rappresentano la parte migliore del disco, gli altri sono appena un gradino sotto e si lasciano ascoltare con grande piacere. E' il caso di "Chasing The Bullet", "No Rest For The Wicked" e "Ballad Of Working Man". Menzione a parte merita "Afterburner", pezzo tiratissimo, con una sezione ritmica sugli scudi, unico pezzo che ricorda i precedenti "Inner Sanctum" e "Into The Labyrinth". Una nota stonata, invece, è quella di "When Doomsday Comes", episodio rovinato da un'autocitazione di Don Airey che rimarca spudoratamente "Perfect Strangers" dei Deep Purple (da ricordare, comunque, che questo brano, insieme al successivo, entrerà a far parte della colonna sonora del film "Hybrid Theory" di James Erkin).
In chiusura, arriva una riproposizione orchestrale di "Call To Arms" che, con un arrangiamento davvero eccezionale, apre uno spiraglio interessante sui Saxon prossimi venturi.
Insomma, la vena compositiva della band inglese è tutt’altro che esaurita, tanto che alcuni spunti di questo nuovo lavoro lasciano ben sperare per il futuro. Del resto, se "Never Surrender" è ancora un pezzo forte nei loro adrenalinici concerti, questo significa che loro non hanno nessuna intenzione di arrendersi!
26/07/2011