Sense Of Akasha

Splendid Isolation

2011 (Ivo)
alt-rock, avant-rock

Gli altoatesini Sense Of Akasha di "Splendid Isolation", a tre anni esatti da "People Do Not Know Who Rules", seguono fedelmente le direttrici di quel disco mirabile per superarsi in termini di potenza espressiva e compattezza di composizione. Spariscono brani di defaticamento pop, e si fanno largo strutture ancor meno rassicuranti. Il post-rock più abusato è trasformato in lamentazione esistenziale, seppellito da quintali di suoni distorti, vagiti orchestrali di archi sinfonici e collage di elettronica futuribile.

 

"Ingredients for Total Chaos" riproduce, in buona sostanza, ciò che dice il titolo. Un caos di campioni parlati incornicia una galoppata furibonda dark-wave con scosse gravi. Un battito cardiaco diventa input ritmico per "Wounded Fools", una meditazione per piano e archi e coro angelico che mima le serenate muzak di Richard Clayderman, un esercizio su come rendere pensosa l'easy-listening. Un bip da elettrocardiogramma sanifica il raga-blues di "The Real Unreal" in estasi ecclesiale per organo e riverberi.

Questa catena di spontanee articolazioni giunge quindi al post-metal disperato di "Uneasy Dreams", suonato quasi totalmente in controtempo per aumentarne il dramma, e a un gran finale à-la Isis di droni focosi. Più autocompiacente è la lunga title track, equamente ripartita in sei minuti di regolare post-rock Mogwai-iano, e altri sei minuti di ectoplasmi sonori senza seguito.

 

Gli esperimenti riprendono con la parata in fortissimo di "You're Free and That Is Why You Are Lost", i cui elementi spettrali conducono invisibilmente a un maelstrom di archi impazziti. Anche più complicate sono "Notes From the Recovery Room" e "The Happy Melancholic". Tapezzerie di rhodes, farfalle elettroniche e una speaker a mo' di predicatrice introducono un canto salmodiante soffuso. Gli effetti deformanti prendono il sopravvento divenendo puro pattern d'atmosfera, dominato dall'organo in assenza totale di sezione ritmica. "The Happy Melancholic" attacca con una citazione della "Symphonie Pour Un Homme Seul" di Pierre Henry, una breve musique concrete di porta e passi; indi piano e violoncello intonano un nuovo salmo. I pizzicati degli archi sullo sfondo fanno rapprendere la rarefazione, e effetti di voci "sminuzzate" conducono a un plenum orchestrale di chiusa.

 

Se Akasha sta nella cultura indù come l'ultimo e il più pervasivo degli elementi della natura, l'essenza stessa del suono, in questo album si realizza con febbrile autenticità l'unione tra significante e significato. E', di fatto, un'unica grande suite che racconta e celebra le componenti dell'"Isolation": paura, risentimento, melanconia, fantasia, introspezione. Morte, rinascita. "Splendid" perché brilla di luce propria, nonostante la polpa non sia sempre una prelibatezza di assoluta originalità. In alcuni momenti, come nella chiusa vorticosa, panica, elettrizzante di "You're Free and That Is Why You Are Lost", salgono in cattedra. Più di un anno di lavorazione. Registrato in tre fasi, tra Brunico e dintorni, più il missaggio.

 

12/11/2011

Tracklist

  1. Ingredients For Total Chaos
  2. Wounded Fools
  3. The Real Unreal
  4. Uneasy Dreams
  5. Splendid Isolation
  6. You're Free And That Is Why You Are Lost
  7. Notes From The Recovery Room
  8. The Happy Melancholic

 

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