Siskiyou

Raggelati dall'inverno, i Siskiyou si ripresentano a un solo anno dall'esordio omonimo con questo "Keep Away The Dead", frutto del ritiro delle due anime propulsive della band, Colin Huebert e Erik Arnesen, nella sala comunale di Mara, località della British Columbia alle pendici dei declivi che annunciano le Montagne Rocciose.
Pubblicato ancora dalla Constellation e prodotto dalla mano di David Carswell (Destroyer, New Pornographers), il lavoro vede la band abbandonare l'affascinante via del primo disco, obliqua ma semplicissima somma di grandi canzoni e di brevi intermezzi spettrali, per un folk quanto mai convenzionale.

Un'ispirazione che pare appunto rattrappita, che non permette alla scarna strumentazione del gruppo di far emergere le canzoni, così come faceva con le tirate sgangherate ed enfatiche di "Siskiyou". L'unico pezzo a spiccare diventa così, purtroppo, la sentita cover di "Revolution Blues", in cui Huebert si lancia in un'interpretazione krughiana.
Tutto però pare livellato, dai mortali abbracci di gelo di "Dead Right Now" e di "Not That Kind" agli stornelli acustici alla Sufjan Stevens prima maniera come "Dear Old Friend": dei primi Siskiyou rimangono solo i tratti "genetici" - la voce di Huebert, gli arrangiamenti minimalisti, il drumming tribale di Carruthers - ma non lo spirito delle canzoni, consegnate alla medietà della scena folk degli ultimi anni. A distinguersi vagamente è "Fiery Death", in cui il gruppo è capace ancora di suggerire, di anticipare e ritirarsi, prima di lasciarsi andare nel finale alla Okkervil River, affidato alla tromba.

"Keep Away The Dead" ospita insomma tutto il penetrante gelo dell'inverno canadese, che obbliga alla reclusione casalinga, accanto ai propri demoni. Ma oltre questa rappresentazione puramente superficiale non riesce ad andare, frenato da un deficit d'ispirazione preoccupante.

15/10/2011