L'ex-Wolf Eyes è ancora tra noi, con la sua voglia di rumore e di sperimentazione. Un universo astratto e non privo di auto-indulgenza, quello di Aaron Dilloway, come conferma proprio questo "Modern Jester", disco che ha richiesto tre anni di lavoro prima di essere completato.
Senza dubbio certosino è stato l'assemblaggio di queste tracce in cui è evidente la passione per una "metafisica del rumore", per la sua capacità di rivelare ciò che naturalmente tende a nascondersi.
Si va, quindi, dal Dean Deacon ormai completamente impazzito di "Eight Cut Scars (For Robert Turman)", ai Throbbing Gristle in loop di "Look Over Your Shoulder", passando per ipnagogie a zonzo ("Labyrinths & Jokes"), odissee elettroniche - "Shatter All Organized Activities (Eat The Rich)" - e inaspettate concessioni al romanticismo delle macchine ("After The Showers").
Al pari del volto dell'uomo in copertina, questa musica è deforme e malsana, ma è anche anche narcisista, perché, una volta rintracciata la sorgente della bruttezza, non può fare a meno di specchiarvisi senza sosta. Eppure, proprio perché è intento a rimirarsi nello specchio, Dilloway non si accorge che molti di noi hanno, intanto, abbandonato la platea...
21/02/2012