AA.VV.

Autolyse

2012 (Show Me Your Wound)
industrial

La musica industriale ha avuto, in qualche modo, i suoi 15 minuti di notorietà negli anni passati presso il grande pubblico grazie a nomi del calibro di Nine Inch Nails, Ministry o Fear Factory, mentre ora è per lo più associata alle piste da ballo alternative. 
Questa idea, oltre ad essere frutto della moda, tralascia alcuni dettagli storici del movimento stesso: dalla limitata registrazione casalinga su cassetta (la cosidetta "tape culture"), ai temi scottanti e scioccanti, fino a veri e propri manifesti politico/culturali (come fu per gli Spk), una distribuzione per posta semi-amatoriale (la "mail art") che a volte sfiorava quasi il fanatismo, l'uso di collage artistici o di bianco e neri pesantemente fotocopiati (la "xerox art"). 
Queste e altre peculiarità erano tanto caratteristiche quanto l'uso del rumore stesso o degli strumenti elettronici, con cui spesso si confonde il genere. Eppure questa uscita della svizzera Show Me Your Wound Productions recupera molti di questi aspetti che possono sembrare di contorno ma non lo sono, dalla semi oscurità dell'etichetta alla grafica stessa, e, non ultimo, il concetto che sta dietro quest'opera: l'auto (sé stesso) +  lisi (ledere, danneggiare, rovinare), cioè il suicidio.

Materia estremamente delicata che, a differenza di altre occasioni in cui il cattivo gusto si è sprecato, è stata trattata in maniera davvero intelligente e sfumata, lasciando a ogni artista lo spazio sonoro non solo per una composizione, ma anche per un'immagine a sua scelta, formando alla fine un insieme di cartoline a colori al posto del classico libretto allegato, in una confezione di cartoncino ruvido  A5, di cui esiste persino una edizione ultra-limitata, che contiene oggetti tipo lame di rasoi o bossoli di proiettili. A corollario delle immagini, si unisce spesso anche una frase che faccia da spunto, passando dal sottile commento di Maurizio Bianchi fino alla citazione del Corano come riferimento al fin troppo attuale martirio bombarolo, passando da un canto della Divinia Commedia; spunto che soppianta i meno immediati testi (soprattutto quando si tratta di altre lingue).

Arrivando poi alla musica, l’ascoltatore non verrrà investito di fracasso ultrasonico senza capo né coda (sebbene ci sia presente un brano particolarmente abrasivo, ad opera di Dead Body Love) ma viene scortato tra differenti paesaggi e situazioni, dalla musica ambientale di Urna, che vuole ricordarci l’Endura ossia il digiuno estremo diffuso tra i mistici Catari, oppure la densa melassa sonora di Djiin (autore di un precedente "Suicide Box") che segue la scuola italiana della Slaughter Production a cui si potrebbe affiancare anche Icydawn, al doloroso collage sonoro di MB (uno dei migliori di tutto il lotto, dissonanze cicliche di difficile ascolto ma particolarmante incisive), dalla sperimentazione di Teatro Satanico (in ottima forma con un contributo vecchio stile) e il rumorismo senza forzature o estremismi di SShe Retina Stimulants e Sigillum S, al tamburo ritmico venato di new wave ad opera di Khem, o l’orientalismo che Fehu usa per sottintendere il fanatismo necessario per l’estremo sacrificio, fino al lirismo di L:CH:M che campiona voce soprano per immetterla in un contesto sperimentale.

L’ascolto risulta non solo variegato, ma anche periglioso per certi versi, trasportandoci nelle molteplici declinazioni di quell’impulso paradossale che è la perdita volontaria della propria vita, qui spesso descritto appropriatamente tramite negazione sonora oppure accompagnandolo con una struttura vera e propria. Ancora una volta il genere industriale mostra il suo potenziale maggiore quando è associato a un concetto, o a un supporto visivo, per dare un contesto solido e provocatore a un suono di cui non sempre si sente la mancanza o difficilmente se ne può capire l’utilità. Tutto questo è un esempio fulgido di cosa sia la musica industriale oggi come ieri, senza soluzione di continuità, nella sua accezione più piena e convincente.

29/03/2013

Tracklist

  1. Urna – Endura
  2. Djinn – Feu Follet
  3. Icydawn – A Matter Of Deathstyle Pt. II: Suicide
  4. Maurizio Bianchi – Mental Depression
  5. Teatro Satanico – Autolyse
  6. Sshe Retina Stimulants – Volume Destruction Of Cells Through The Action Of Their Own Vibrations
  7. Twilight Angelhood – And Then... Into Your Silence
  8. Khem  – I Do Aside Me
  9. L:CH:M – Canto XIII (Ovvero Del Contrappasso Dei Suicidi)
  10. Sigillum S – Organoleptic Improvement Of Complex And Spontaneous Ageing
  11. Dead Body Love – First Or Last
  12. iNsCissorS – Mortis (A Posse Ad Esse)
  13. Fehu – When We Die As Martyrs, We'll Go To Heaven

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