Difficile restare nell'ombra: le turbolenze sonore che si alternano sulle innumerevoli pagine di streaming sonoro hanno oramai invaso la nostra quotidianità, ed è arrivato anche per i Bowerbirds il momento della rivelazione.
Le tranquille e meste sonorità dei primi due album hanno chiesto attenzione al pubblico, e "The Clearing" è il biglietto da visita definitivo per il gruppo folk americano. Beth Tacular e Phil Moore si avventurano in un nuovo capitolo che abbandona in modo netto le aspre sonorità di gothic-folk di "Hymns For A Dark Horse".
Con l'aiuto del produttore Mark Paulson hanno ampliato le fonti sonore, l'amico Bon Iver ha offerto il suo studio di registrazione: così l'ottimismo si è affacciato alla porta dei Bowerbirds.
Il suono è più moderno, i ritmi scoprono nuovi orizzonti, i testi sono più personali e intimi, le ambizioni spingono il gruppo verso sonorità che Van Dyke Parks amerebbe, ma il nuovo vestito non calza a pennello e "The Clearing" non convince fino in fondo.
Phil Moore esibisce un cantato poco profondo, le armonie si frastagliano nel tentativo di sembrare più elaborate, e la fragilità delle composizioni resta schiacciata dal peso del desiderio.
Costruzioni che non trovano mai una solida base sonora su cui smuovere le emozioni, eppure "Tuck The Darkness In" brilla di luce propria e l'incastro tra piano e orchestra entusiasma e crea aspettative. Ma la sensazione costante di gia sentito resta prevalente. "In The Yard" sembra uno scarto delle Unthanks in salsa indie-pop, "Stitch The Hem" sconfina nelle lande deliziose dei Woodpigeon con suoni e ritmi festosi e coinvolgenti, ma senza mai indicare una linea sonora personale.
"The Clearing" è un album ben costruito, il talento è evidente, ma il tutto sembra privo di una direzione o di un fulcro emotivo forte. "This Year", "Brave World", "Hush", "Overcome With Light" e "Sweet Moment", che compongono il corpo centrale dell'album, si fanno ascoltare senza che alcuna melodia resti nella memoria.
Bisogna recuperare le stranianti note e il refrain malizioso di "Walk The Furrows" o attendere i sei minuti conclusivi di "Now We Hurry On" per godere della creatività del gruppo. Non mancano altre buone intuizioni sparse tra le undici canzoni dell'album, ma la sensazione di incompiuto resta prevalente in un lavoro interlocutorio, seppur gradevole.
03/03/2012