È uno sporcarsi le mani nel programmare
sequencer e tagliare synth col bisturi. C'è tutto un universo dietro Mark Stewart, un cosmopolitismo di riferimenti che però si risolve in un orizzonte ben preciso e delineato: Manchester, casa. "Reform Club" è dramma quieto e nascosto, che non fa mistero del suo essere quel che è grazie a quel che è stato. Detroit, Chicago, la Warp degli anni Novanta, Berlino e la Basic Channel. E ora? Ora Amsterdam e Delsin e il nostro
Rabih nell'incarnazione Upperground Orchestra.
La compostezza marziale del suono, un'intransigenza che si erge in maniera perentoria.
Beat che rompono le corazze di sfondi perlopiù fluidi, che ondeggiano verso
Andy Stott e la Modern Love che non a caso hanno lasciato il segno, e Stewart ha lì le sue radici. Uno scorrere che è Babele in "Second Blood", dove lancia l'amo:
beat sempre caldo, il tocco del passato che si mescola con un presente di fluttuazioni. O l'apparente ossimoro di mettersi in cuffia il viaggio di "It's Getting Late" e pensare che, di paradosso in paradosso, non è tardi, che "Reform Club" sia un ritorno al futuro.
La compostezza di Stewart, tratti da vero inglese, la scorgi nelle venature di "Blind Side", con
Rod Modell & Stephen Hitchens sull'attenti. Ed è proprio in questa techno, tutto meno che buia, che si apre alle sfumature, che Mark va a intercettare i
dub sempre a pelo d'acqua.
C'è una pace anche nelle spigolature
electro dell'iniziale "Reformed", ma è un fuoco di paglia che serve da
trait d'union tra quello che Stewart fu e quello che sarà.
Il viaggio non si interrompe, questo cosmopolitismo
sui generis, così affine e così diverso da
Morphosis, trova continua linfa nell'odierno e una sintesi che non si esaurisce. E cerca nella contaminazione il
quid per chiudere il cerchio. L'ontologia, l'essenza di Claro Intelecto scavalca tutto per tornare in fin dei conti a casa. Ed è così che forse, in un chiudersi a cerchio, si consuma l'ultimo paradosso di un uomo dedito nient'altro che a se stesso, ma sempre proiettato sull'universo attorno. Curioso, no?