Il nuovo lavoro di Dernière Volonté, ancora una volta nel segno del synth-pop, segue di pochi mesi la raccolta di rarità "Ne Te Retourne Pas" (che celebrava la centesima uscita dell'etichetta Hau Ruck!) e di un paio d'anni il precedente album d'inediti ("Immortel", 2010).
Se "Immortel" si era distinto per il forte magnetismo dei brani, in grado di suonare familiari già dopo i primi ascolti, lo stesso non si può dire di "Mon Meilleur Ennemi", un'opera decisamente meno immediata. Orientato - coerentemente con il concept - all'introspezione, il disco risulta infatti essere privo di quella "carica" che animava pezzi come "Corps Languissant" o "La Nuit Revient", e il risultato non coinvolge appieno l'ascoltatore.
Nel corso dei cinquanta minuti dell'album si distinguono comunque alcuni episodi riusciti, come la cadenzata title track o l'ottantiana "La Sentence Est La Meme"; su diversi brani ("La Fete Est Finie", "Je Tuerai Qui Tu Voudras") aleggia lo spettro dei Depeche Mode. Elegante e raffinata - come sempre - la gamma sonora cui attinge Geoffrey D.
Privata dell'impatto catchy cui da tempo ci aveva abituato, la musica di Dernière Volonté perde parecchio mordente; nei passaggi più ispirati le digressioni sintetiche riescono a portare l'ascoltatore altrove, e questa è forse la peculiarità più interessante di "Mon Meilleur Ennemi", un disco al quale avrebbe sicuramente giovato un songwriting più diretto.
26/07/2012