Eldar è il più prolifico e peculiare fra i progetti di Marc Merinee, titolare anche dei marchi Asbaar e Matatus, e protagonista di una delle avventure più interessanti e compiute della moderna scena industrial. Nato come progetto solista una decina d'anni fa, è divenuto oggi la creatura congiunta del polistrumentista e della vocalist Merce Spica. Il loro è un sound nato sulle macerie dell'industrial-ambient di Troum e Stratvm Terror, ed evolutosi poi sulla strada del dark-ambient di casa Cold Meat Industry (Desiderii Marginis, Atrium Carceri) fino a sposare le oscure sperimentazioni di Z'ev.
Il sodalizio proprio con gli Atrium Carceri di qualche mese fa aveva preannunciato il ritorno all'atmosfera - e la conseguente rinuncia alle scorribande avanguardistiche che avevano segnato due anni or sono l'imperfetto “Amaterasu Shiroi” - che si completa con questo “The Secret Golden Flowers”, primo parto del sodalizio con la storica Old Europa Café. Il disco è infatti un'autentica messa nera, che attraversa a turno tutti i linguaggi familiari a Merinee, guidato dalla narrazione sacerdotale equamente divisa fra questi e Spica.
La passione per il moderno classicismo già emersa qualche anno fa sul bellissimo “Sapere Aude” torna sovrana nel chiaroscuro dell'ottima “Shadow”, nelle partiture ancestrali di “Self” e nel pianoforte che accompagna la spietata “God”, mentre nella rumorosa introduzione di “Death” e “Mother” compaiono per l'unica volta rimasugli industriali degni del miglior Raison d'Être. “Animus” e “Anima”, legate già nel nome, introducono l'elemento rituale, costante atmosferica di un lavoro ambientato in un passato lontano e pregno di misticismo, come confermato dal bagliore di luce che smuove la polvere in “Maschera” - con un Merinee mai così vicino a Brendan Perry.
La palma di episodio migliore è però equamente divisa fra due brani: la chiusura orchestrale di “De Ignibus Caelestibus” - nella quale l'ospite Scumearth abbandona il laptop per assumere il ruolo del demone “buono” alle vocals - e “Manà”, dove la solenne orchestrazione e l'impeccabile performance di Spica rievocano la Nico di "The End”.
“The Secret Golden Flower” è probabilmente l'apice espressivo degli Eldar, e senza dubbio uno dei loro dischi più coesi e compiuti. La scelta di limitare al minimo la lista dei featuring – in precedenza spesso strabordante – e concentrarsi sulle proprie anime ha giovato non poco al sound dei due, in grado mai come prima di evocare suggestioni mistiche e modellarle in un continuum senza cali né soste. La tensione emotiva è l'elemento in più di uno dei prodotti dark migliori di questo 2012.
Sontuoso.
31/12/2012