Stampato in 220 copie, il nuovo parto della creatura del californiano
Michael Bjella ci immerge subito in una fanghiglia ambient-noise-drone scurissima che si sviluppa per quasi dieci minuti senza grossi clamori. Ogni disco di Gog, parafrasando le parole di Bjella, serve per ricordarci che siamo soli e che l'unica cosa che possiamo fare è tenere gli occhi ben fissi nell'oscurità. Perché tutto quello che l'uomo crea, infatti, si infrange contro l'indifferenza dell'universo. Tutto molto chiaro e radicale, senza fronzoli e false speranze.
Una poetica musicale che, in ogni caso, ha altrove goduto di una resa migliore mentre qui, anche mentre scorrono "90°" (che si spegne lentamente proprio nell'indifferenza dell'universo), "45°" (in cui la componente rumorista è più totalizzante ma anche più gratuita) e la cosmica "180°", si ha la netta impressione che Bjella abbia raschiato un attimino il fondo del barile prima di uscire allo scoperto...
(06/08/2012)